Nel Medioevo la Valtellina, parte della diocesi di Como, restò ai margini delle strategie politico-territoriali della fascia subalpina. Ciò spiega, al pari delle distruzioni volontarie o dovute a calamità naturali, la scarsità di testimonianze superstiti della civiltà romanica. Gli scavi archeologici condotti nell'ultimo ventennio, promossi dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia e coordinati da Valeria Mariotti, hanno tuttavia rivelato nuove tracce di tale civiltà in una trentina di contesti religiosi, rendendo opportuno un nuovo tentativo di sintesi del fenomeno. Alla luce dei dati archeologici, anche in Valtellina nei secoli XI e XII l'attività costruttiva fu sostenuta, ma a parte le ecclesiae baptismales difficilmente si andò oltre l'aula absidata di medie dimensioni e di modesta qualità costruttiva. Considerando invece le ecclesiae baptismales, in Sant'Eufemia a Teglio è riemerso il tracciato dell'aula absidata paleocristiana, dotata di un podio che includeva l'altare e il sedile semicircolare per i celebranti (synthronos). Si tratta di un elemento liturgico ormai ben documentato nell'Italia del nord per i secoli V e VI. All'inizio del XII secolo (forse in occasione della consacrazione del 1117) la chiesa fu demolita e ricostruita a tre navate e tre absidi, secondo un modello diffuso nella valle (San Lorenzo a Chiavenna, San Vincenzo a Gravedona, Santo Stefano a Mazzo) e in tutta l'area lombarda. Demolito anche questo edificio per lasciare il posto all'attuale chiesa rinascimentale, alcuni frammenti dei dipinti murali furono sigillati nel nuovo pavimento: si tratta di pittura romanica di qualità, in attesa di un tentativo di ricomposizione del puzzle. 150 m a est di Sant'Eufemia si trova la cappella di San Pietro, databile al secondo quarto del secolo XI e forse già in stretto rapporto con l'ecclesia matrix. L'ecclesia baptismale di Santo Stefano a Mazzo è citata per la prima volta nel diploma imperiale del 3 gennaio 824. Nel 1150 è attestata la canonica. Alla fine del XIII secolo il collegio risulta composto dall'arciprete e da cinque canonici. Databile alla fine del secolo XI è la struttura ottagonale con presbiterio rettangolare est (demolito) del battistero di San Giovanni, confrontabile con i battisteri di Agliate, Oggiono e Lenno, e invece meno vicino al modello ambrosiano a nicchie. Gli scavi 1999-2001 all'interno del battistero hanno rinvenuto il fonte battesimale preromanico ad immersione, probabilmente quello indirettamente attestato nell'824. Evidenti tracce di una fase romanica emergono dall'adiancente chiesa di Santa Maria (ricostruita fra i secoli XVII e XIX) e dall'ecclesia matrix di Santo Stefano (ricostruita nel XV secolo), 40 m a nordest del battistero. Di conseguenza si ipotizza che alla fine dell'XI secolo l'intero complesso sia stato riprogettato con due chiese e un battistero, secondo il modello delle cattedrali doppie lombarde.

L'edilizia cultuale romanica in Valtellina, alla luce di due decenni di archeologia / F. Scirea (STUDI E RICERCHE DI ARCHEOLOGIA). - In: La Valtellina nei secoli : studi e ricerche archeologiche. 1: Saggi / [a cura di] V. Mariotti. - Mantova : Società archeologica, 2015. - ISBN 9788887115963. - pp. 23-48

L'edilizia cultuale romanica in Valtellina, alla luce di due decenni di archeologia

F. Scirea
Primo
2015

Abstract

Nel Medioevo la Valtellina, parte della diocesi di Como, restò ai margini delle strategie politico-territoriali della fascia subalpina. Ciò spiega, al pari delle distruzioni volontarie o dovute a calamità naturali, la scarsità di testimonianze superstiti della civiltà romanica. Gli scavi archeologici condotti nell'ultimo ventennio, promossi dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia e coordinati da Valeria Mariotti, hanno tuttavia rivelato nuove tracce di tale civiltà in una trentina di contesti religiosi, rendendo opportuno un nuovo tentativo di sintesi del fenomeno. Alla luce dei dati archeologici, anche in Valtellina nei secoli XI e XII l'attività costruttiva fu sostenuta, ma a parte le ecclesiae baptismales difficilmente si andò oltre l'aula absidata di medie dimensioni e di modesta qualità costruttiva. Considerando invece le ecclesiae baptismales, in Sant'Eufemia a Teglio è riemerso il tracciato dell'aula absidata paleocristiana, dotata di un podio che includeva l'altare e il sedile semicircolare per i celebranti (synthronos). Si tratta di un elemento liturgico ormai ben documentato nell'Italia del nord per i secoli V e VI. All'inizio del XII secolo (forse in occasione della consacrazione del 1117) la chiesa fu demolita e ricostruita a tre navate e tre absidi, secondo un modello diffuso nella valle (San Lorenzo a Chiavenna, San Vincenzo a Gravedona, Santo Stefano a Mazzo) e in tutta l'area lombarda. Demolito anche questo edificio per lasciare il posto all'attuale chiesa rinascimentale, alcuni frammenti dei dipinti murali furono sigillati nel nuovo pavimento: si tratta di pittura romanica di qualità, in attesa di un tentativo di ricomposizione del puzzle. 150 m a est di Sant'Eufemia si trova la cappella di San Pietro, databile al secondo quarto del secolo XI e forse già in stretto rapporto con l'ecclesia matrix. L'ecclesia baptismale di Santo Stefano a Mazzo è citata per la prima volta nel diploma imperiale del 3 gennaio 824. Nel 1150 è attestata la canonica. Alla fine del XIII secolo il collegio risulta composto dall'arciprete e da cinque canonici. Databile alla fine del secolo XI è la struttura ottagonale con presbiterio rettangolare est (demolito) del battistero di San Giovanni, confrontabile con i battisteri di Agliate, Oggiono e Lenno, e invece meno vicino al modello ambrosiano a nicchie. Gli scavi 1999-2001 all'interno del battistero hanno rinvenuto il fonte battesimale preromanico ad immersione, probabilmente quello indirettamente attestato nell'824. Evidenti tracce di una fase romanica emergono dall'adiancente chiesa di Santa Maria (ricostruita fra i secoli XVII e XIX) e dall'ecclesia matrix di Santo Stefano (ricostruita nel XV secolo), 40 m a nordest del battistero. Di conseguenza si ipotizza che alla fine dell'XI secolo l'intero complesso sia stato riprogettato con due chiese e un battistero, secondo il modello delle cattedrali doppie lombarde.
Valtellina; Middle Ages; Romanesque; Medieval architecture; Medieval archeology; mural painting; Parish church; baptistery
Settore L-ART/01 - Storia dell'Arte Medievale
2015
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