L’architettura rurale piacentina è il risultato e la sintesi della varietà di materiali, tecniche di costruzione, stili architettonici che, nel corso dei secoli, hanno costruito un paesaggio rurale disomogeneo e multiforme, di cui risulta impegnativo realizzare una trattazione sistematica. La particolare posizione del territorio, crocevia di culture e genti diverse, poi, ha altresì favorito il mescolarsi di influenze culturali regionali, che ne hanno caratterizzato il tessuto architettonico. Pertanto, uno studio che intenda restituire la complessità geostorica delle cascine piacentine non può non tenere conto delle trasformazioni avvenute sia sul piano diacronico sia su quello sincronico. Va inoltre detto che, purtroppo, ci sono rimaste poche tracce sul territorio delle costruzioni rurali del periodo antico e medioevale, le quali, edificate con materiali non durevoli, raramente sono sopravvissute fino a noi. Giocoforza, lo studio degli sviluppi dell’edilizia rurale indaga i cambiamenti avvenuti dal volgere dell’età moderna, da quando, cioè, la muratura delle dimore rurali divenne in pietra o mattoni, il rivestimento dei tetti si compose di coppi e il legno (fondamentale nella costruzione della cascina medioevale) fu impiegato come materiale sussidiario. L’introduzione del cotto, avvenuta a partire dal Settecento, utilizzato nella costruzione di tutte le parti del fabbricato e, in epoca recente (anni 30 del Novecento), quella del cemento armato - accompagnata dalla diffusione delle macchine per l’agricoltura, dei locali per lo stoccaggio dei prodotti e della diffusione – hanno rappresentato le successive due fase di sviluppo dell’architettura rurale piacentina, dapprima trasformando ulteriormente le antiche cascine e, successivamente, segnandone la fine. Oggi infatti esse, nonostante si registrino iniziative di enti pubblici e privati, tese al recupero e alla valorizzazione delle antiche cascine, vengono via via abbandonate o subiscono trasformazioni che ne mutano l’aspetto originario (Spigaroli, 2006). Tuttavia, lo sviluppo tecnologico non è il solo fattore ad avere inciso sulle cascine del piacentino. Di notevole rilievo permane la localizzazione delle cascine sul territorio, tanto che ci parrebbe possibile immaginare una vera e propria “geografia dei materiali edili”. Se, infatti, nella pianura settentrionale del XVI secolo, ricca di argilla, domina la muratura in mattone, lungo i corsi d’acqua l’architettura rurale è caratterizzata dal massiccio uso della pietra fluviale, mentre altrove, soprattutto in collina, la muratura portante è realizzata in pietra comune sbozzata (Ferrari, 2008). L’area di cerniera fra l’architettura rurale di pianura e quella d’altura, inoltre, è segnata dal limite fino a cui si spinse la centuriazione romana (e quindi anche la tradizione costruttiva romana), la quale ha profondamente inciso sul disegno della campagna attraverso la divisione ortogonale dei fondi, regolata da un sistema di filari alberati, strade e canali, ancora oggi riconoscibile. In questo tessuto si sono inseriti significativi esempi di edilizia storica rurale, riducibili essenzialmente a tre tipi: la casa unitaria con l’abitazione sovrapposta al rustico, diffusa in quasi tutto l’Appennino, e le case rurali di pianura, distinte tra le forme complesse ad elementi sparsi materialmente distaccati l’uno dall’altro e le forme complesse a “corte”, nelle quali gli elementi costitutivi della casa si coordinano attorno a uno spazio quadrangolare (Ortolani, 1953). Oltre al confine della centuriazione romana sopravvive la tradizione costruttiva autoctona, preromana, della quale gli esemplari più significativi sono, secondo Quaini (1979), la casa con stalla e rustico separati, la casa con abitazione sovrapposta al rustico e la struttura composta da abitazione e portico giustapposti. Di tradizione antichissima, l’architettura rurale appenninica discende dalla capanna celtica in paglia e legno e, in parte, in muratura di pietra, la quale evolve poi nella costruzione in muratura portante di pietra spaccata con solai lignei e tetti in lastre di pietra. La casa rustica nella pianura emiliana assume diverse forme e si passa dalla “boaria” veneta e friulana (Dagradi, 1970) alla casa ad elementi giustapposti (a struttura lineare o semiaperta), diffusa nella bassa bolognese, nel modenese e nel ravennate. Nella pianura lombardo-piemontese regna la dimora tradizionale a forma di corte (Saibene, 1955). Il piacentino, oltre a ospitare case rurali a corte lombarda e ad elementi giustapposti, dà luogo anche a una corte tipica, detta “corte piacentina”, derivante dalla corte chiusa lombarda, ma in cui gli elementi architettonici rimangono separati da angiporti. Le varie tipologie di case rurali, però, si situano sul territorio in modo disomogeneo: è pertanto difficile operare una “zonizzazione” , individuando alcune enclaves che conservino una omogeneità di stili e materiali da costruzione . Un periodo storico di grande rilevanza per l’architettura rurale piacentina risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando l’ammodernamento dei fabbricati rurali è stato realizzato secondo i sistemi costruttivi, tipologici e i caratteri stilistici (revival di romanico lombardo, neogoticismi), propagandati dai manuali e trattati di architettura rurale dell’epoca (Ferrari, 2008). Seppur privata dei significati culturali e simbolici nell’architettura religiosa e civile, l’architettura rurale di pianura ha in alcuni casi elaborato un linguaggio architettonico di ispirazione “colta”, per cui, è talvolta possibile parlare di stile neoromanico, neogotico e neorinascimentale. Le immagini mostrano la ripresa di elementi classicheggianti, come l’utilizzo del timpano e del tondo, e goticizzanti.

L'architettura rurale nelle cascine piacentine / G. Gambazza. ((Intervento presentato al 31. convegno Congresso geografico italiano : scomposizione e ricomposizione territoriale della città contemporanea tenutosi a Milano nel 2012.

L'architettura rurale nelle cascine piacentine

G. Gambazza
Primo
2012

Abstract

L’architettura rurale piacentina è il risultato e la sintesi della varietà di materiali, tecniche di costruzione, stili architettonici che, nel corso dei secoli, hanno costruito un paesaggio rurale disomogeneo e multiforme, di cui risulta impegnativo realizzare una trattazione sistematica. La particolare posizione del territorio, crocevia di culture e genti diverse, poi, ha altresì favorito il mescolarsi di influenze culturali regionali, che ne hanno caratterizzato il tessuto architettonico. Pertanto, uno studio che intenda restituire la complessità geostorica delle cascine piacentine non può non tenere conto delle trasformazioni avvenute sia sul piano diacronico sia su quello sincronico. Va inoltre detto che, purtroppo, ci sono rimaste poche tracce sul territorio delle costruzioni rurali del periodo antico e medioevale, le quali, edificate con materiali non durevoli, raramente sono sopravvissute fino a noi. Giocoforza, lo studio degli sviluppi dell’edilizia rurale indaga i cambiamenti avvenuti dal volgere dell’età moderna, da quando, cioè, la muratura delle dimore rurali divenne in pietra o mattoni, il rivestimento dei tetti si compose di coppi e il legno (fondamentale nella costruzione della cascina medioevale) fu impiegato come materiale sussidiario. L’introduzione del cotto, avvenuta a partire dal Settecento, utilizzato nella costruzione di tutte le parti del fabbricato e, in epoca recente (anni 30 del Novecento), quella del cemento armato - accompagnata dalla diffusione delle macchine per l’agricoltura, dei locali per lo stoccaggio dei prodotti e della diffusione – hanno rappresentato le successive due fase di sviluppo dell’architettura rurale piacentina, dapprima trasformando ulteriormente le antiche cascine e, successivamente, segnandone la fine. Oggi infatti esse, nonostante si registrino iniziative di enti pubblici e privati, tese al recupero e alla valorizzazione delle antiche cascine, vengono via via abbandonate o subiscono trasformazioni che ne mutano l’aspetto originario (Spigaroli, 2006). Tuttavia, lo sviluppo tecnologico non è il solo fattore ad avere inciso sulle cascine del piacentino. Di notevole rilievo permane la localizzazione delle cascine sul territorio, tanto che ci parrebbe possibile immaginare una vera e propria “geografia dei materiali edili”. Se, infatti, nella pianura settentrionale del XVI secolo, ricca di argilla, domina la muratura in mattone, lungo i corsi d’acqua l’architettura rurale è caratterizzata dal massiccio uso della pietra fluviale, mentre altrove, soprattutto in collina, la muratura portante è realizzata in pietra comune sbozzata (Ferrari, 2008). L’area di cerniera fra l’architettura rurale di pianura e quella d’altura, inoltre, è segnata dal limite fino a cui si spinse la centuriazione romana (e quindi anche la tradizione costruttiva romana), la quale ha profondamente inciso sul disegno della campagna attraverso la divisione ortogonale dei fondi, regolata da un sistema di filari alberati, strade e canali, ancora oggi riconoscibile. In questo tessuto si sono inseriti significativi esempi di edilizia storica rurale, riducibili essenzialmente a tre tipi: la casa unitaria con l’abitazione sovrapposta al rustico, diffusa in quasi tutto l’Appennino, e le case rurali di pianura, distinte tra le forme complesse ad elementi sparsi materialmente distaccati l’uno dall’altro e le forme complesse a “corte”, nelle quali gli elementi costitutivi della casa si coordinano attorno a uno spazio quadrangolare (Ortolani, 1953). Oltre al confine della centuriazione romana sopravvive la tradizione costruttiva autoctona, preromana, della quale gli esemplari più significativi sono, secondo Quaini (1979), la casa con stalla e rustico separati, la casa con abitazione sovrapposta al rustico e la struttura composta da abitazione e portico giustapposti. Di tradizione antichissima, l’architettura rurale appenninica discende dalla capanna celtica in paglia e legno e, in parte, in muratura di pietra, la quale evolve poi nella costruzione in muratura portante di pietra spaccata con solai lignei e tetti in lastre di pietra. La casa rustica nella pianura emiliana assume diverse forme e si passa dalla “boaria” veneta e friulana (Dagradi, 1970) alla casa ad elementi giustapposti (a struttura lineare o semiaperta), diffusa nella bassa bolognese, nel modenese e nel ravennate. Nella pianura lombardo-piemontese regna la dimora tradizionale a forma di corte (Saibene, 1955). Il piacentino, oltre a ospitare case rurali a corte lombarda e ad elementi giustapposti, dà luogo anche a una corte tipica, detta “corte piacentina”, derivante dalla corte chiusa lombarda, ma in cui gli elementi architettonici rimangono separati da angiporti. Le varie tipologie di case rurali, però, si situano sul territorio in modo disomogeneo: è pertanto difficile operare una “zonizzazione” , individuando alcune enclaves che conservino una omogeneità di stili e materiali da costruzione . Un periodo storico di grande rilevanza per l’architettura rurale piacentina risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando l’ammodernamento dei fabbricati rurali è stato realizzato secondo i sistemi costruttivi, tipologici e i caratteri stilistici (revival di romanico lombardo, neogoticismi), propagandati dai manuali e trattati di architettura rurale dell’epoca (Ferrari, 2008). Seppur privata dei significati culturali e simbolici nell’architettura religiosa e civile, l’architettura rurale di pianura ha in alcuni casi elaborato un linguaggio architettonico di ispirazione “colta”, per cui, è talvolta possibile parlare di stile neoromanico, neogotico e neorinascimentale. Le immagini mostrano la ripresa di elementi classicheggianti, come l’utilizzo del timpano e del tondo, e goticizzanti.
12-giu-2012
Settore M-GGR/01 - Geografia
L'architettura rurale nelle cascine piacentine / G. Gambazza. ((Intervento presentato al 31. convegno Congresso geografico italiano : scomposizione e ricomposizione territoriale della città contemporanea tenutosi a Milano nel 2012.
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