Il Welfare aziendale e l’economia italiana nel secondo dopoguerra : un profilo comparativo

Il contributo considera l’area tedesca e quella italiana in una prospettiva comparativa. Dal secondo dopoguerra in poi il welfare aziendale si sviluppa nei due paesi in contesti istituzionali e di relazioni industriali profondamente diversi, con dissimili effetti sulla coesione interna dell’impresa. In Italia, esso sarà frutto per lo più di una iniziativa unilaterale strettamente dipendente dalle decisioni della direzione d’impresa, senza una necessaria corrispondenza con le rivendicazioni dei lavoratori; nel caso tedesco, invece, gli operai partecipano alla sua determinazione e la sua estensione segue da vicino le loro esigenze. Ciò dipende dal sistema di relazioni industriali che si è via via realizzato nei due paesi: in Italia, dopo un primo breve periodo successivo alla guerra in cui operano i consigli di gestione, la questione della partecipazione dei lavoratori alle imprese, lungi dall’essere regolamentata e istituzionalizzata, scompare sostanzialmente dai problemi industriali all’ordine del giorno, lasciando il posto ad un basso livello di cooperazione o ad una contrapposizione spesso difficile da comporre. Nella Germania Federale, al contrario, la partecipazione dei lavoratori alle imprese viene codificata e regolata da una specifica legislazione dietro pressione dei sindacati, dei socialdemocratici e, inizialmente, degli alleati. La «codeterminazione» nel settore minerario e siderurgico (1951), insieme alla partecipazione dei lavoratori ai consigli di vigilanza e alle commissioni interne (1952) fanno dell’area tedesca, negli anni cinquanta e sessanta, il paese in cui la partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese assume il contenuto più ampio.