Il lavoro muove da una decisione resa dalla Corte d’appello di Milano, chiamata a pronunciarsi sulla sentenza di primo grado che, nel rigettare la richiesta di un padre per la sospensione/interruzione immediata del percorso catechistico del figlio minore iniziato per decisione unilaterale della madre, affronta, da una parte, i problemi legati all’educazione religiosa della prole e, dall’altra, la decisione di prime cure, laddove valuta favorevolmente la scelta “formativa” e “culturale” della madre. Il caso in questione e le argomentazioni utilizzate consentono di svolgere alcune riflessioni sulla legittimità e i contenuti dei c.d. patti educativi, vertenti sull’educazione religiosa del minore, nonché le modalità concrete di esercizio della potestà educativa, nella prospettiva della necessaria bigenitorialità e della partecipazione del minore ai procedimenti che lo riguardano. Le considerazioni sul “merito” religioso enunciate dal Tribunale inducono la Corte ad analizzare anche il delicato profilo della laicità che, quale principio supremo dello Stato, deve condizionare l’agire degli organi giurisdizionali.
L'educazione religiosa del minore nella crisi coniugale tra autonomia familiare e intervento del giudice / A. Ceserani. - In: IL DIRITTO ECCLESIASTICO. - ISSN 1128-7772. - 2011:3-4(2013 Jan), pp. 791-806.
L'educazione religiosa del minore nella crisi coniugale tra autonomia familiare e intervento del giudice
A. CeseraniPrimo
2013
Abstract
Il lavoro muove da una decisione resa dalla Corte d’appello di Milano, chiamata a pronunciarsi sulla sentenza di primo grado che, nel rigettare la richiesta di un padre per la sospensione/interruzione immediata del percorso catechistico del figlio minore iniziato per decisione unilaterale della madre, affronta, da una parte, i problemi legati all’educazione religiosa della prole e, dall’altra, la decisione di prime cure, laddove valuta favorevolmente la scelta “formativa” e “culturale” della madre. Il caso in questione e le argomentazioni utilizzate consentono di svolgere alcune riflessioni sulla legittimità e i contenuti dei c.d. patti educativi, vertenti sull’educazione religiosa del minore, nonché le modalità concrete di esercizio della potestà educativa, nella prospettiva della necessaria bigenitorialità e della partecipazione del minore ai procedimenti che lo riguardano. Le considerazioni sul “merito” religioso enunciate dal Tribunale inducono la Corte ad analizzare anche il delicato profilo della laicità che, quale principio supremo dello Stato, deve condizionare l’agire degli organi giurisdizionali.Pubblicazioni consigliate
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