Nell’ultimo capitolo di Cento anni, lo scioglimento dei nodi d’intreccio è affidato allo «spettacolo sublime insieme e angoscioso» della caduta di Venezia, che suscita nel lettore una «passione mista di terrore e sorpresa» (Burke). Su note non dissimili si chiudono anche gli altri, di gran lunga meno celebri, libri rovaniani. Se i primi lavori, i drammi Don Garzia e Bianca Cappello, sfoderano in explicit un classico repertorio ad elevata intensità emotiva (la morte di Don Garzia ad opera del padre Cosimo, il grido «Io tremo» lanciato da Bianca), i quattro romanzi storici che precedono il capolavoro recuperano tensioni tragico-sublimi di guerrazziana memoria: Eleonora da Toledo soccombe sotto i colpi di pugnale di Piero de’ Medici, Lamberto Malatesta e Manfredo Palavicino finiscono alla forca, la povera Valenzia Candiano si suicida gettandosi in mare. Superati i Cento anni, la serie prosegue coll’appello risorgimentale («Se un popol vuole, combatta e può») su cui termina la fallimentare congiura de La Libia d’oro e, infine, coi senatori romani atterriti e bastonati al cospetto di Cesare trionfante (La giovinezza di Giulio Cesare). Degna di nota è però la compresenza, accanto all’enfasi drammatica, di una verve umoristica che col tempo si fa sempre più invasiva, e che corrode dall’interno il componimento misto di storia ed invenzione. Il ricorso a toni spigliati e anticonformisti si rivela funzionale al rapporto con l’orizzonte d’attesa: i destinatari elettivi di Rovani, trasfigurati nei numerosi giovani artisti che affollano le sue pagine, erano, per dirla con Cletto Arrighi, gli «individui d’ambo i sessi, fra i venti e i trentacinque anni, non più; pieni d’ingegno quasi sempre, più avanzati del loro tempo», che vivevano in «tutte le grandi e ricche città del mondo». La commistione tonale che ne deriva ci appare oggi di ardua leggibilità, ma illumina per converso le contraddizioni dirompenti che segnano l’affermazione del romanzo in Italia.

Sublime e "satire tra amici" nelle opere di Giuseppe Rovani / L. Gallarini. ((Intervento presentato al 14. convegno Sublime e antisublime nella modernità tenutosi a Messina nel 2012.

Sublime e "satire tra amici" nelle opere di Giuseppe Rovani

L. Gallarini
Primo
2012

Abstract

Nell’ultimo capitolo di Cento anni, lo scioglimento dei nodi d’intreccio è affidato allo «spettacolo sublime insieme e angoscioso» della caduta di Venezia, che suscita nel lettore una «passione mista di terrore e sorpresa» (Burke). Su note non dissimili si chiudono anche gli altri, di gran lunga meno celebri, libri rovaniani. Se i primi lavori, i drammi Don Garzia e Bianca Cappello, sfoderano in explicit un classico repertorio ad elevata intensità emotiva (la morte di Don Garzia ad opera del padre Cosimo, il grido «Io tremo» lanciato da Bianca), i quattro romanzi storici che precedono il capolavoro recuperano tensioni tragico-sublimi di guerrazziana memoria: Eleonora da Toledo soccombe sotto i colpi di pugnale di Piero de’ Medici, Lamberto Malatesta e Manfredo Palavicino finiscono alla forca, la povera Valenzia Candiano si suicida gettandosi in mare. Superati i Cento anni, la serie prosegue coll’appello risorgimentale («Se un popol vuole, combatta e può») su cui termina la fallimentare congiura de La Libia d’oro e, infine, coi senatori romani atterriti e bastonati al cospetto di Cesare trionfante (La giovinezza di Giulio Cesare). Degna di nota è però la compresenza, accanto all’enfasi drammatica, di una verve umoristica che col tempo si fa sempre più invasiva, e che corrode dall’interno il componimento misto di storia ed invenzione. Il ricorso a toni spigliati e anticonformisti si rivela funzionale al rapporto con l’orizzonte d’attesa: i destinatari elettivi di Rovani, trasfigurati nei numerosi giovani artisti che affollano le sue pagine, erano, per dirla con Cletto Arrighi, gli «individui d’ambo i sessi, fra i venti e i trentacinque anni, non più; pieni d’ingegno quasi sempre, più avanzati del loro tempo», che vivevano in «tutte le grandi e ricche città del mondo». La commistione tonale che ne deriva ci appare oggi di ardua leggibilità, ma illumina per converso le contraddizioni dirompenti che segnano l’affermazione del romanzo in Italia.
14-giu-2012
Rovani ; Arrighi ; sublime ; dramma ; romanzo
Settore L-FIL-LET/11 - Letteratura Italiana Contemporanea
Società italiana per lo studio della modernità letteraria
Sublime e "satire tra amici" nelle opere di Giuseppe Rovani / L. Gallarini. ((Intervento presentato al 14. convegno Sublime e antisublime nella modernità tenutosi a Messina nel 2012.
Conference Object
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2434/198956
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact