La cultura letteraria italiana del secondo Settecento registra una stretta connessione fra istituti poetici e progresso scientifico, nel tentativo di avvicinare il tradizionale linguaggio del verso al mondo nuovo che la scienza andava rivelando. Quello del rapporto fra poesia e discipline utili è certo un fenomeno di portata europea, che non manca di esempi d’oltralpe; al tempo stesso è però anche esperimento di difficile attuazione in Italia, dove il peso della tradizione induce i letterati a esercitare maggiori resistenze. La ricerca intende documentare l’evoluzione, in un secolo tradizionalmente considerato “senza poesia”, della produzione in versi di argomento scientifico, allo scopo di aggiornare i dati della conoscenza su un nodo importante della cultura moderna nel suo versante italiano, cercando di rimediare in qualche misura al ritardo (in gran parte dovuto alla sopravvivenza di pregiudiziali idealistiche verso certa lirica «tecnica» e «impoetica») in rapporto a quanto accaduto all’estero. I termini cronologici dell’analisi saranno compresi tra gli anni Trenta del Settecento, con i primi esempi di poesia scientifica newtoniana, e la data-simbolo del 1800 (l’anno della scoperta della pila di Volta, assai celebrata in verso), quando la via sperimentale della scienza in versi lascerà il campo a soluzioni più facili (digressioni morali, riecheggiamenti classici), estranee alle originarie tensioni volte a conciliare i due linguaggi, e quando avrà definitivamente termine l’illusione che l’intero universo sia poetabile.
Scienza e poesia nell’Illuminismo italiano / A.M. Salvadè. ((Intervento presentato al convegno La ricerca dei giovani settecentisti italiani : Convegno annuale della Società Italiana di Studi sul secolo XVIII tenutosi a Marina di Massa nel 2012.
Scienza e poesia nell’Illuminismo italiano
A.M. SalvadèPrimo
2012
Abstract
La cultura letteraria italiana del secondo Settecento registra una stretta connessione fra istituti poetici e progresso scientifico, nel tentativo di avvicinare il tradizionale linguaggio del verso al mondo nuovo che la scienza andava rivelando. Quello del rapporto fra poesia e discipline utili è certo un fenomeno di portata europea, che non manca di esempi d’oltralpe; al tempo stesso è però anche esperimento di difficile attuazione in Italia, dove il peso della tradizione induce i letterati a esercitare maggiori resistenze. La ricerca intende documentare l’evoluzione, in un secolo tradizionalmente considerato “senza poesia”, della produzione in versi di argomento scientifico, allo scopo di aggiornare i dati della conoscenza su un nodo importante della cultura moderna nel suo versante italiano, cercando di rimediare in qualche misura al ritardo (in gran parte dovuto alla sopravvivenza di pregiudiziali idealistiche verso certa lirica «tecnica» e «impoetica») in rapporto a quanto accaduto all’estero. I termini cronologici dell’analisi saranno compresi tra gli anni Trenta del Settecento, con i primi esempi di poesia scientifica newtoniana, e la data-simbolo del 1800 (l’anno della scoperta della pila di Volta, assai celebrata in verso), quando la via sperimentale della scienza in versi lascerà il campo a soluzioni più facili (digressioni morali, riecheggiamenti classici), estranee alle originarie tensioni volte a conciliare i due linguaggi, e quando avrà definitivamente termine l’illusione che l’intero universo sia poetabile.Pubblicazioni consigliate
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