Il veneziano Francesco Algarotti (1712-1764), poligrafo cosmopolita e brillante frequentatore delle corti europee, autore del celebrato "Newtonianismo per le dame" e dei "Viaggi di Russia", fin dagli anni di apprendistato a Bologna si dedica con successo all’esercizio della poesia, cui affida uno dei progetti più ambiziosi della propria carriera letteraria, per l’importanza degli argomenti affrontati, per lo stretto legame che quei versi rivelano con i maggiori scritti in prosa, per la scelta degli interlocutori (Voltaire, la zarina Anna Ioannovna, Federico di Prussia). Dapprima fedele agli orientamenti della scuola d’Arcadia, Algarotti avverte ben presto i limiti di una lirica d’occasione asservita alla rima, e con la 'lettera' in endecasillabi sciolti si fa portavoce, alle soglie dell’età dei Lumi, una nuova maniera poetica. Alle odi, ai sonetti, ai componimenti brevi succedono così le più mature epistole, che fondono scienza e letteratura, artifici retorici e lessico tecnico, aperture al nuovo e fedeltà ai classici. Sui versi, sottoposti a un lungo e paziente processo correttorio, e non più raccolti in volume dopo la stampa di Nizza del 1783, è sceso tuttavia ben presto il silenzio, per i pregiudizi di una storiografia romantico-risorgimentale che ha voluto vedere nel 'contino' veneziano il campione di un Settecento frivolo, superficiale e 'infranciosato'. L’insieme della produzione poetica viene ora proposto integralmente con il corredo di un ampio commento che, oltre a fornire le indispensabili coordinate storico-critiche, intende fare luce sugli snodi di una vocazione 'filosofica' spesso ardua, evidenziandone il ventaglio delle suggestioni, da Orazio ad Alexander Pope. La recensio delle stampe, necessaria anche alla definizione del catalogo dei testi, ha privilegiato il riferimento all’assetto raggiunto nelle "Opere" (Livorno, 1765), vigilate dall’autore in limine mortis. In appendice si presentano, con essenziale apparato informativo, i titoli della limitata tradizione estravagante, dalla giovanile raccolta di "Rime" (1733) ai pochi componimenti apparsi postumi.

PoesieEdizione commentata a cura di] A.M. Salvadè. - Torino : Aragno, 2009. - ISBN 978-88-8419-397-1.

Poesie

A.M. Salvadè
Primo
2009

Abstract

Il veneziano Francesco Algarotti (1712-1764), poligrafo cosmopolita e brillante frequentatore delle corti europee, autore del celebrato "Newtonianismo per le dame" e dei "Viaggi di Russia", fin dagli anni di apprendistato a Bologna si dedica con successo all’esercizio della poesia, cui affida uno dei progetti più ambiziosi della propria carriera letteraria, per l’importanza degli argomenti affrontati, per lo stretto legame che quei versi rivelano con i maggiori scritti in prosa, per la scelta degli interlocutori (Voltaire, la zarina Anna Ioannovna, Federico di Prussia). Dapprima fedele agli orientamenti della scuola d’Arcadia, Algarotti avverte ben presto i limiti di una lirica d’occasione asservita alla rima, e con la 'lettera' in endecasillabi sciolti si fa portavoce, alle soglie dell’età dei Lumi, una nuova maniera poetica. Alle odi, ai sonetti, ai componimenti brevi succedono così le più mature epistole, che fondono scienza e letteratura, artifici retorici e lessico tecnico, aperture al nuovo e fedeltà ai classici. Sui versi, sottoposti a un lungo e paziente processo correttorio, e non più raccolti in volume dopo la stampa di Nizza del 1783, è sceso tuttavia ben presto il silenzio, per i pregiudizi di una storiografia romantico-risorgimentale che ha voluto vedere nel 'contino' veneziano il campione di un Settecento frivolo, superficiale e 'infranciosato'. L’insieme della produzione poetica viene ora proposto integralmente con il corredo di un ampio commento che, oltre a fornire le indispensabili coordinate storico-critiche, intende fare luce sugli snodi di una vocazione 'filosofica' spesso ardua, evidenziandone il ventaglio delle suggestioni, da Orazio ad Alexander Pope. La recensio delle stampe, necessaria anche alla definizione del catalogo dei testi, ha privilegiato il riferimento all’assetto raggiunto nelle "Opere" (Livorno, 1765), vigilate dall’autore in limine mortis. In appendice si presentano, con essenziale apparato informativo, i titoli della limitata tradizione estravagante, dalla giovanile raccolta di "Rime" (1733) ai pochi componimenti apparsi postumi.
Poesie
2009
Francesco Algarotti; poesie; epistole in versi; endecasillabo sciolto
Settore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italiana
Settore L-FIL-LET/13 - Filologia della Letteratura Italiana
http://hdl.handle.net/2434/140831
Book (critical editor)
PoesieEdizione commentata a cura di] A.M. Salvadè. - Torino : Aragno, 2009. - ISBN 978-88-8419-397-1.
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