In questo lavoro sono esposti i risultati di uno studio stratigrafico e sedimentologico di dettaglio di due sezioni in facies di piattaforma carbonatica affioranti nelle Murge settentrionali (Murge baresi) tra gli abitati di Binetto e Grumo Appula (sezione di Macchia del Barone e sezione di Binetto). Gli obiettivi sono stati quelli di descrivere le principali associazioni di litofacies, di interpretare i paleoambienti di sedimentazione e di riconoscere la loro evoluzione verticale nell'ambito dei singoli strati e gruppi di strati. La metodologia adoperata è stata quella dell'analisi di facies alla scala dell'affioramento ed in sezione sottile. Le Murge costituiscono parte del dominio di Avampaese apulo (Auctt.), il quale viene a delinearsi a seguito della tettogenesi appenninico-dinarica avvenuta tra il Miocene e il Pleistocene inferiore (e.g. Ricchetti et al., 1988). Dal punto di vista stratigrafico, l'impalcatura delle Murge è rappresentata da una potente successione sedimentaria cretacea di rocce carbonatiche (calcari, calcari dolomitici e dolomie) formatesi in ambiente marino di relativa bassa profondità (Ricchetti, 1975). Tale successione si è deposta, in un contesto geodinamico di margine passivo maturo, sulla Piattaforma apula (Auctt.), una delle cosiddette "piattaforme peri-adriatiche" che nel Mesozoico bordavano il margine meridionale della Tetide. Dal punto di vista litostratigrafico la successione affiorante è costituita da due formazioni: il Calcare di Bari (Valanginiano p.p.-Turoniano inferiore ?) ed il Calcare di Altamura (Turoniano superiore ?-Senoniano) (Ricchetti, 1975). Le sezioni stratigrafiche oggetto di studio appartengono alla parte alta della Formazione del Calcare di Bari. Recenti studi nell'ambito del progetto CARG Puglia per il rilevamento del F° 438 "Bari" (scala 1: 50.000) hanno permesso di attribuire questa porzione del Calcare di Bari all'intervallo Cenomaniano medio-superiore. In entrambe le sezioni studiate il Calcare di Bari si presenta in strati e banchi di spessore variabile da un minimo di 5 centimetri fino a 1-2 metri e, al suo interno, sono state distinte le seguenti sei litofacies: a) floatstone bioclastici in matrice wackestone/packstone, costituiti da frammenti di rudiste, peloidi, foraminiferi bentonici, alghe calcaree, frammenti di echinidi e di ostracodi, bivalvi a guscio sottile e gasteropodi; b): wackestone/packstone biopelmicritici, localmente bioturbati, costituiti da alghe calcaree, foraminiferi bentonici, frammenti di ostracodi e di bivalvi a guscio sottile, gasteropodi, peloidi, intraclasti micritici e cortoidi; e): packstone/grainstone biopelmicritici e pelmicrosparitici costituiti da peloidi, intraclasti micritici, foraminiferi bentonici (piuttosto abbondanti), alghe calcaree, frammenti di ostracodi, bivalvi e gasteropodi; d): mudstone/wackestone massivi e bioturbati costituiti da una bassa concentrazione di peloidi, per lo più faecal pellets, intraclasti micritici e cortoidi. I bioclasti sono rari, in prevalenza rappresentati da bivalvi a guscio sottile, alghe calcaree, ostracodi e rari foraminiferi bentonici; e): bindstone stromatolitici caratterizzati da laminazione da debolmente a marcatamente ondulata; tali lamine risultano alternate a mudstone/wackestone biomicritici, che al loro interno contengono ostracodi, alghe calcaree, foraminiferi bentonici, frammenti di bivalvi a guscio sottile, peloidi (fecal pellets) ed intraclasti micritici; f): floatstone con all'interno intraclasti immersi in una matrice argillosa residuale. La dimensione degli intraclasti è variabile dal mezzo centimetro fino a circa 6-7 centimetri di diametro. Per l'interpretazione paleoambientale è stato utilizzato il criterio di classificazione di Flugel (2004) (Standard Facies Zone) che ha consentito di attribuire le litofacies riconosciute ad ambienti peritidali, variabili dalla zona subtidale (litofacies a, b, e, d) sino a quella supratidale (litofacies f) con passaggio intermedio a quella intertidale (litofacies e). L'organizzazione verticale delle suddette litofacies ha permesso di individuare delle sequenze di facies corrispondenti a cicli peritidali asimmetrici del tipo deepening-up/shallowing-up (sensu Strasser et al., 1999). Nella sezione di Macchia del Barone la parte inferiore presenta una sequenza di facies costituita dalla base al tetto dall'impilamento delle litofacies "d", "e" ed "f".Questa sequenza registra un trend di tipo shallowing-up testimoniato dal graduale passaggio da ambienti subtidali ristretti ad ambienti supratidali, ed è incompleta per la mancanza della litofacies di ambienti subtidali aperti. La porzione centrale evidenzia un'alternanza ritmica tra i calcari della litofacies "b" ed “f” e corrisponde ad una ciclica ripetizione tra ambienti subtidali ed intertidali. Tali sequenze sono interpretabili come cicli peritidali incompleti in quanto mancanti delle litofacies attribuibili ad ambienti supratidali. La porzione medio-alta della sezione presenta delle sequenze di facies costituite dall'alternanza tra le litofacies "b", "d" ed "f". Tali sequenze sono interpretabili come cicli peritidali incompleti in quanto la litofacies “f”, di ambiente supratidale, poggia direttamente sulle litofacies "b" e "d" di ambienti subtidali ristretti, senza il passaggio intermedio ad ambienti intertidali. Infine, la parte sommitale della sezione è caratterizzata dal brusco passaggio dalla litofacies "e" alla litofacies "a" che suggerisce un rapido approfondimento da ambienti intertidali ad ambienti subtidali aperti. Caratteristiche differenti presenta invece l'organizzazione verticale delle litofacies individuate nella sezione di Binetto dove, dalla base al tetto, si osserva una prima sequenza di facies che nella parte basale mostra un'evoluzione di tipo deepening-upward, in relazione ad una graduale evoluzione da ambienti subtidali ristretti ad ambienti di mare più aperto (dalla litofacies "e" alla "b" sino alla litofacies "a"), seguita da un trend opposto di tipo shallowing-up (dalla litofacies "d" sino alla "e") che implica un graduale passaggio da ambienti subtidali ad ambienti intertidali. Questa sequenza è stata interpretata come un ciclo peritidale incompleto poiché la litofacies “f”, di ambiente supratidale è assente. Alla sommità della sezione di Binetto è stata osservata una seconda sequenza di facies costituita soltanto dalle litofacies "b" ed "f". Questa sequenza è stata interpretata come un ciclo peritidale incompleto poiché la litofacies di ambiente supratidale poggia direttamente su quella di ambiente subtidale ristretto senza l'interposizione della litofacies intertidale. La ripetizione ciclica delle litofacies dei relativi ambienti di sedimentazione, la presenza di paleosuoli (litofacies “f”), indicanti periodi di alterazione meteorica dei calcari duranti le fasi di esposizione subaerea della piattaforma, e l'incompletezza dei cicli peritidali suggeriscono che le oscillazioni relative del livello del mare svolgevano un ruolo significativo nella genesi delle sequenze di facies.

Stratigrafia e caratteri di facies delle successioni carbonatiche affioranti nell'area compresa tra Binetto e Grumo Appula (Murge baresi, Puglia) / A. Barchetta, L. Spalluto. ((Intervento presentato al 8. convegno Congresso GeoSed tenutosi a Bari nel 2008.

Stratigrafia e caratteri di facies delle successioni carbonatiche affioranti nell'area compresa tra Binetto e Grumo Appula (Murge baresi, Puglia)

A. Barchetta
Primo
;
2008

Abstract

In questo lavoro sono esposti i risultati di uno studio stratigrafico e sedimentologico di dettaglio di due sezioni in facies di piattaforma carbonatica affioranti nelle Murge settentrionali (Murge baresi) tra gli abitati di Binetto e Grumo Appula (sezione di Macchia del Barone e sezione di Binetto). Gli obiettivi sono stati quelli di descrivere le principali associazioni di litofacies, di interpretare i paleoambienti di sedimentazione e di riconoscere la loro evoluzione verticale nell'ambito dei singoli strati e gruppi di strati. La metodologia adoperata è stata quella dell'analisi di facies alla scala dell'affioramento ed in sezione sottile. Le Murge costituiscono parte del dominio di Avampaese apulo (Auctt.), il quale viene a delinearsi a seguito della tettogenesi appenninico-dinarica avvenuta tra il Miocene e il Pleistocene inferiore (e.g. Ricchetti et al., 1988). Dal punto di vista stratigrafico, l'impalcatura delle Murge è rappresentata da una potente successione sedimentaria cretacea di rocce carbonatiche (calcari, calcari dolomitici e dolomie) formatesi in ambiente marino di relativa bassa profondità (Ricchetti, 1975). Tale successione si è deposta, in un contesto geodinamico di margine passivo maturo, sulla Piattaforma apula (Auctt.), una delle cosiddette "piattaforme peri-adriatiche" che nel Mesozoico bordavano il margine meridionale della Tetide. Dal punto di vista litostratigrafico la successione affiorante è costituita da due formazioni: il Calcare di Bari (Valanginiano p.p.-Turoniano inferiore ?) ed il Calcare di Altamura (Turoniano superiore ?-Senoniano) (Ricchetti, 1975). Le sezioni stratigrafiche oggetto di studio appartengono alla parte alta della Formazione del Calcare di Bari. Recenti studi nell'ambito del progetto CARG Puglia per il rilevamento del F° 438 "Bari" (scala 1: 50.000) hanno permesso di attribuire questa porzione del Calcare di Bari all'intervallo Cenomaniano medio-superiore. In entrambe le sezioni studiate il Calcare di Bari si presenta in strati e banchi di spessore variabile da un minimo di 5 centimetri fino a 1-2 metri e, al suo interno, sono state distinte le seguenti sei litofacies: a) floatstone bioclastici in matrice wackestone/packstone, costituiti da frammenti di rudiste, peloidi, foraminiferi bentonici, alghe calcaree, frammenti di echinidi e di ostracodi, bivalvi a guscio sottile e gasteropodi; b): wackestone/packstone biopelmicritici, localmente bioturbati, costituiti da alghe calcaree, foraminiferi bentonici, frammenti di ostracodi e di bivalvi a guscio sottile, gasteropodi, peloidi, intraclasti micritici e cortoidi; e): packstone/grainstone biopelmicritici e pelmicrosparitici costituiti da peloidi, intraclasti micritici, foraminiferi bentonici (piuttosto abbondanti), alghe calcaree, frammenti di ostracodi, bivalvi e gasteropodi; d): mudstone/wackestone massivi e bioturbati costituiti da una bassa concentrazione di peloidi, per lo più faecal pellets, intraclasti micritici e cortoidi. I bioclasti sono rari, in prevalenza rappresentati da bivalvi a guscio sottile, alghe calcaree, ostracodi e rari foraminiferi bentonici; e): bindstone stromatolitici caratterizzati da laminazione da debolmente a marcatamente ondulata; tali lamine risultano alternate a mudstone/wackestone biomicritici, che al loro interno contengono ostracodi, alghe calcaree, foraminiferi bentonici, frammenti di bivalvi a guscio sottile, peloidi (fecal pellets) ed intraclasti micritici; f): floatstone con all'interno intraclasti immersi in una matrice argillosa residuale. La dimensione degli intraclasti è variabile dal mezzo centimetro fino a circa 6-7 centimetri di diametro. Per l'interpretazione paleoambientale è stato utilizzato il criterio di classificazione di Flugel (2004) (Standard Facies Zone) che ha consentito di attribuire le litofacies riconosciute ad ambienti peritidali, variabili dalla zona subtidale (litofacies a, b, e, d) sino a quella supratidale (litofacies f) con passaggio intermedio a quella intertidale (litofacies e). L'organizzazione verticale delle suddette litofacies ha permesso di individuare delle sequenze di facies corrispondenti a cicli peritidali asimmetrici del tipo deepening-up/shallowing-up (sensu Strasser et al., 1999). Nella sezione di Macchia del Barone la parte inferiore presenta una sequenza di facies costituita dalla base al tetto dall'impilamento delle litofacies "d", "e" ed "f".Questa sequenza registra un trend di tipo shallowing-up testimoniato dal graduale passaggio da ambienti subtidali ristretti ad ambienti supratidali, ed è incompleta per la mancanza della litofacies di ambienti subtidali aperti. La porzione centrale evidenzia un'alternanza ritmica tra i calcari della litofacies "b" ed “f” e corrisponde ad una ciclica ripetizione tra ambienti subtidali ed intertidali. Tali sequenze sono interpretabili come cicli peritidali incompleti in quanto mancanti delle litofacies attribuibili ad ambienti supratidali. La porzione medio-alta della sezione presenta delle sequenze di facies costituite dall'alternanza tra le litofacies "b", "d" ed "f". Tali sequenze sono interpretabili come cicli peritidali incompleti in quanto la litofacies “f”, di ambiente supratidale, poggia direttamente sulle litofacies "b" e "d" di ambienti subtidali ristretti, senza il passaggio intermedio ad ambienti intertidali. Infine, la parte sommitale della sezione è caratterizzata dal brusco passaggio dalla litofacies "e" alla litofacies "a" che suggerisce un rapido approfondimento da ambienti intertidali ad ambienti subtidali aperti. Caratteristiche differenti presenta invece l'organizzazione verticale delle litofacies individuate nella sezione di Binetto dove, dalla base al tetto, si osserva una prima sequenza di facies che nella parte basale mostra un'evoluzione di tipo deepening-upward, in relazione ad una graduale evoluzione da ambienti subtidali ristretti ad ambienti di mare più aperto (dalla litofacies "e" alla "b" sino alla litofacies "a"), seguita da un trend opposto di tipo shallowing-up (dalla litofacies "d" sino alla "e") che implica un graduale passaggio da ambienti subtidali ad ambienti intertidali. Questa sequenza è stata interpretata come un ciclo peritidale incompleto poiché la litofacies “f”, di ambiente supratidale è assente. Alla sommità della sezione di Binetto è stata osservata una seconda sequenza di facies costituita soltanto dalle litofacies "b" ed "f". Questa sequenza è stata interpretata come un ciclo peritidale incompleto poiché la litofacies di ambiente supratidale poggia direttamente su quella di ambiente subtidale ristretto senza l'interposizione della litofacies intertidale. La ripetizione ciclica delle litofacies dei relativi ambienti di sedimentazione, la presenza di paleosuoli (litofacies “f”), indicanti periodi di alterazione meteorica dei calcari duranti le fasi di esposizione subaerea della piattaforma, e l'incompletezza dei cicli peritidali suggeriscono che le oscillazioni relative del livello del mare svolgevano un ruolo significativo nella genesi delle sequenze di facies.
2008
Settore GEO/02 - Geologia Stratigrafica e Sedimentologica
Associazione Italiana di Geologi del Sedimentario
http://www.geosed.it/PDF/abstract%20geosed%20bari%202008red.pdf
Stratigrafia e caratteri di facies delle successioni carbonatiche affioranti nell'area compresa tra Binetto e Grumo Appula (Murge baresi, Puglia) / A. Barchetta, L. Spalluto. ((Intervento presentato al 8. convegno Congresso GeoSed tenutosi a Bari nel 2008.
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