Ciò che Leibniz, nelle note a King, chiama «le noeud Gordien de la Contingence et de la Liberté» è da sempre una delle questioni più dibattute nell'interpretazione dei Saggi di teodicea e, in generale, della filosofia leibniziana. A partire dalla Confessio philosophi compaiono frequentemente negli scritti leibniziani affermazioni che sembrano suggerire la necessità di un'attenuazione della necessità che, senza diminuire la portata del determinismo, sia resa possibile da una teoria della contingenza. Solo la considerazione dei possibili che «nec sunt, nec erunt, nec fuerunt», afferma, può salvare dal precipizio dello spinozismo. Un'autentica libertà sembra presupporre una "possibilità di fare altrimenti" che si fonda sulla "possibilità di essere altrimenti" propria del contingente. Ma vi sono ragioni, a dispetto di quanto affermato nei Saggi, per dubitare che la contingenza sia realmente un requisito dell'azione libera, passibile di essere posto sullo stesso livello della spontaneità e dell'intelligenza, perfezioni attribuibili a Dio stesso. L'articolo propone la tesi che la possibilità di essere altrimenti non possa essere qualificata come una perfezione ma permetta piuttosto di rendere ragione di un'altra caratteristica fondamentale delle azioni umane, vale a dire la loro fallibilità.
La contingence dans les Essais de théodicée de Leibniz : un réquisit de la liberté? / G. Mormino (STUDIA LEIBNITIANA. SONDERHEFT). - In: Lectures et interprétations des Essais de théodicée de G. W. Leibniz / [a cura di] P. Rateau. - Stuttgart : F. Steiner, 2011. - ISBN 9783515099196. - pp. 175-189 (( convegno Lectures et interprétations des Essais de Théodicée de G. W. Leibniz tenutosi a Paris nel 2010.
La contingence dans les Essais de théodicée de Leibniz : un réquisit de la liberté?
G. MorminoPrimo
2011
Abstract
Ciò che Leibniz, nelle note a King, chiama «le noeud Gordien de la Contingence et de la Liberté» è da sempre una delle questioni più dibattute nell'interpretazione dei Saggi di teodicea e, in generale, della filosofia leibniziana. A partire dalla Confessio philosophi compaiono frequentemente negli scritti leibniziani affermazioni che sembrano suggerire la necessità di un'attenuazione della necessità che, senza diminuire la portata del determinismo, sia resa possibile da una teoria della contingenza. Solo la considerazione dei possibili che «nec sunt, nec erunt, nec fuerunt», afferma, può salvare dal precipizio dello spinozismo. Un'autentica libertà sembra presupporre una "possibilità di fare altrimenti" che si fonda sulla "possibilità di essere altrimenti" propria del contingente. Ma vi sono ragioni, a dispetto di quanto affermato nei Saggi, per dubitare che la contingenza sia realmente un requisito dell'azione libera, passibile di essere posto sullo stesso livello della spontaneità e dell'intelligenza, perfezioni attribuibili a Dio stesso. L'articolo propone la tesi che la possibilità di essere altrimenti non possa essere qualificata come una perfezione ma permetta piuttosto di rendere ragione di un'altra caratteristica fondamentale delle azioni umane, vale a dire la loro fallibilità.File | Dimensione | Formato | |
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