Per alcuni dei neurobiologi le scoperte effettuate attraverso le diverse tecniche di neuroimaging, avendo scovato il substrato biologico delle decisioni, avrebbero fatto piazza pulita delle nostre “illusioni” circa il libero arbitrio. Senza giungere a tali estremi, che qui si confutano, sarebbe assurdo non tenere in considerazione le nuove tecniche neuroscientifiche, ed uno degli ambiti in cui l’apporto delle neuroscienze pare più convincente é quello di migliorare il “tasso di oggettività” e di scientificità delle perizie. Inoltre può riconoscersi alle tecniche di neuroimaging di darci la possibilità di individuare le componenti neurobiologiche del comportamento decisionale e comportamentale di tipo automatico e involontario. Alcuni esperimenti neuroscientifici ed alcune scoperte, in particolare quelle relative ai “neuroni specchio”, suggeriscono che non sono solo fattori razionali a dar conto del giudizio, ma che in esso hanno un ruolo anche fattori emotivi, e questo potrà certamente aprire una discussione sulla scelta che fa il nostro Legislatore quando stabilisce che “Gli stati emotivi e passionali non escludono né diminuiscono l'imputabilità” (art. 90 C.P.), e persino sull’agire di taluni autori di delitti particolarmente efferati. Peraltro, se pure le disfunzioni del lobo frontale sono quelle maggiormente riconducibili a patologie che incidono sulle capacità di intendere o di volere, non abbiamo ancora evidenze scientifiche che ci assicurino che soggetti con tali disfunzioni non abbiano poi capacità adeguate. Dire che chi è incapace di intendere o di volere ha disfunzioni del lobo frontale, non è la stessa cosa di dire che chi presenta disfuzioni del lobo frontale è incapace di intendere o di volere. Alcuni casi peritali illustrano la discussione, rammentando che la perizia sulla capacità di intendere e di volere, che deve considerare anche il nesso eziologico fra infermità e reato, non può limitarsi ad una disamina neurologica ma deve prendere in esame criminogenesi e criminodinamica.

Il colpevole è il cervello: imputabilità, neuroscienze, libero arbitrio: dalla teorizzazione alla realtà / I. Merzagora. - In: RIVISTA ITALIANA DI MEDICINA LEGALE. - ISSN 1124-3376. - 1(2011), pp. 175-208.

Il colpevole è il cervello: imputabilità, neuroscienze, libero arbitrio: dalla teorizzazione alla realtà

I. Merzagora
Primo
2011

Abstract

Per alcuni dei neurobiologi le scoperte effettuate attraverso le diverse tecniche di neuroimaging, avendo scovato il substrato biologico delle decisioni, avrebbero fatto piazza pulita delle nostre “illusioni” circa il libero arbitrio. Senza giungere a tali estremi, che qui si confutano, sarebbe assurdo non tenere in considerazione le nuove tecniche neuroscientifiche, ed uno degli ambiti in cui l’apporto delle neuroscienze pare più convincente é quello di migliorare il “tasso di oggettività” e di scientificità delle perizie. Inoltre può riconoscersi alle tecniche di neuroimaging di darci la possibilità di individuare le componenti neurobiologiche del comportamento decisionale e comportamentale di tipo automatico e involontario. Alcuni esperimenti neuroscientifici ed alcune scoperte, in particolare quelle relative ai “neuroni specchio”, suggeriscono che non sono solo fattori razionali a dar conto del giudizio, ma che in esso hanno un ruolo anche fattori emotivi, e questo potrà certamente aprire una discussione sulla scelta che fa il nostro Legislatore quando stabilisce che “Gli stati emotivi e passionali non escludono né diminuiscono l'imputabilità” (art. 90 C.P.), e persino sull’agire di taluni autori di delitti particolarmente efferati. Peraltro, se pure le disfunzioni del lobo frontale sono quelle maggiormente riconducibili a patologie che incidono sulle capacità di intendere o di volere, non abbiamo ancora evidenze scientifiche che ci assicurino che soggetti con tali disfunzioni non abbiano poi capacità adeguate. Dire che chi è incapace di intendere o di volere ha disfunzioni del lobo frontale, non è la stessa cosa di dire che chi presenta disfuzioni del lobo frontale è incapace di intendere o di volere. Alcuni casi peritali illustrano la discussione, rammentando che la perizia sulla capacità di intendere e di volere, che deve considerare anche il nesso eziologico fra infermità e reato, non può limitarsi ad una disamina neurologica ma deve prendere in esame criminogenesi e criminodinamica.
Imputabilità ; neuroscienze
Settore MED/43 - Medicina Legale
2011
Article (author)
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