Riccardo Cappelletti propone un articolo incentrato sulla configurazione peculiare che le dinamiche conflittuali assumono nel loro tradursi in fenomeni propriamente bellici. Senza alcuna pretesa di esaustività, data la natura polimorfa ed “irresolubile” dell'oggetto, il contributo parte dalla famigerata nozione di «guerra al Terrore», per sottrarla, poi, al contesto storico e socio-culturale che ne ha segnato il debutto. L'obiettivo principale è dare corpo ad un'operazione di de-specificazione, finalizzata a suggerire l'utilità e le potenzialità rivelatrici di un'applicazione metastorica della locuzione. Il quadro teorico utilizzato moltiplica i suoi riferimenti disciplinari, cinematografici e letterari in ragione dei differimenti piani di osservazione via via individuati. Iniziando da alcune suggestioni tratte da Derrida sulla temporalità caratteristica degli eventi terrorizzanti, il percorso delineato dall'autore si concentra sull'analisi della condizione umana nei termini dell'antropologia della sopravvivenza superbamente tratteggiata da E. Canetti. Nella successiva integrazione con alcuni contributi di R. Girard in materia di processi di gestione/finalizzazione della violenza, l'attenzione si sposta sui meccanismi di identificazione/proiezione responsabili della costruzione delle identità collettive. Più nello specifico, sull'opposizione polare Noi/Non-Noi come deriva esasperata ed estrema (ma non escludibile) di ogni creazione identitaria, per cui il “Non-Noi” diviene la figura idealtipica del nemico percepito come radicale minaccia esistenziale. Per completare il quadro, Cappelletti sottolinea un'ulteriore affinità elettiva che accomuna guerra e terrore in una zona grigia d’indistinzione, fotografando un'altra sfumatura in cui intendere la loro (ricorrente) “compresenza”.

Il terrore va alla guerra / R. Cappelletti. - In: RIVISTA ITALIANA DI CONFLITTOLOGIA. - ISSN 1971-1921. - 6:(2008), pp. 7-8.

Il terrore va alla guerra

R. Cappelletti
Primo
2008

Abstract

Riccardo Cappelletti propone un articolo incentrato sulla configurazione peculiare che le dinamiche conflittuali assumono nel loro tradursi in fenomeni propriamente bellici. Senza alcuna pretesa di esaustività, data la natura polimorfa ed “irresolubile” dell'oggetto, il contributo parte dalla famigerata nozione di «guerra al Terrore», per sottrarla, poi, al contesto storico e socio-culturale che ne ha segnato il debutto. L'obiettivo principale è dare corpo ad un'operazione di de-specificazione, finalizzata a suggerire l'utilità e le potenzialità rivelatrici di un'applicazione metastorica della locuzione. Il quadro teorico utilizzato moltiplica i suoi riferimenti disciplinari, cinematografici e letterari in ragione dei differimenti piani di osservazione via via individuati. Iniziando da alcune suggestioni tratte da Derrida sulla temporalità caratteristica degli eventi terrorizzanti, il percorso delineato dall'autore si concentra sull'analisi della condizione umana nei termini dell'antropologia della sopravvivenza superbamente tratteggiata da E. Canetti. Nella successiva integrazione con alcuni contributi di R. Girard in materia di processi di gestione/finalizzazione della violenza, l'attenzione si sposta sui meccanismi di identificazione/proiezione responsabili della costruzione delle identità collettive. Più nello specifico, sull'opposizione polare Noi/Non-Noi come deriva esasperata ed estrema (ma non escludibile) di ogni creazione identitaria, per cui il “Non-Noi” diviene la figura idealtipica del nemico percepito come radicale minaccia esistenziale. Per completare il quadro, Cappelletti sottolinea un'ulteriore affinità elettiva che accomuna guerra e terrore in una zona grigia d’indistinzione, fotografando un'altra sfumatura in cui intendere la loro (ricorrente) “compresenza”.
guerra ; terrore ; conflitto ; antropologia della guerra ; identità collettive ; Elias Canetti ; René Girard ; Derrida ; Agamben
Settore SPS/07 - Sociologia Generale
Settore SPS/01 - Filosofia Politica
2008
http://www.conflittologia.it/Upload/Riviste/20086/numerorivista.pdf
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