Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l'effettivo utilizzo delle analisi genetico-forensi nelle indagini condotte su vittime di violenza sessuale in Italia negli anni 2006-2015. Le vittime sono state assistite nel più grande centro antiviolenza italiano, a Milano (Soccorso Violenza Sessuale e Domestica - SVSeD). Il numero totale di vittime di violenza sessuale esaminate negli anni 2006-2015 (adulti e minori) è stato pari a 3521, in 1697 dei quali sono stati raccoltireperti biologici; il numero di vittime adulte assistite (> 18 anni) è stato pari a 2300, di cui 1224 con reperti biologici. I reperti biologici sono stati raccoltisulle vittime di violenza sessuale con due campionature (tamponi) in cinque aree anogenitali, ossia grandi labbra, piccole labbra, perineo, perianale e regione anale/retto; in tutte le altre aree cutanee suggerite dalle vittime come aree di possibile contatto è stata impiegata la tecnica del doppio tampone (double swab technique). A seconda del caso sono stati anche raccolti indumenti per la ricerca di tracce biologiche. Nonostante l'adeguata raccolta, conservazione e catena di custodia per tutte le tracce biologiche raccolte, sono state richieste analisi genetico-forensi solo in 86 casi su 1211 (7,10%), analisi che sono state effettuate da consulenti tecnici / periti privati, universitari, o appartenenti alle Forze dell’Ordine di Polizia o Carabinieri. Ancora più evidente il dato relativo alle vittime adolescenti (13-19 anni) per le quali sono state richieste indagini genetico-forensi in 9 casi su 473 vittime (con prelievi biologici), ossia 1,90%. In definitiva, nel periodo considerato, il numero totale di casi sottoposti ad analisi genetico-forensi è stato pari a 94 su un totale di 1697 casi, ossia 5,54%. Le più rilevanti questioni giuridico-procedurali, pur esaminate, non hanno consentito di evidenziarele ragioni per le quali i magistrati milanesi abbiano fatto (e facciano) scarso uso delle analisi genetico-forensi nei casi di violenza sessuale.

10 anni di uso della “prova del DNA” presso gli uffici giudiziari di Milano nei casi di violenza sessuale / A. Piccinini, P. Bailo, G. Vignali, G. Barbara, G. Gennari, D. Di Candia, V. Albertini, A. Kustermann. ((Intervento presentato al 2. convegno Convegno Intergruppi SIMLA tenutosi a Domus Maria, Cagliari nel 2019.

10 anni di uso della “prova del DNA” presso gli uffici giudiziari di Milano nei casi di violenza sessuale

A. Piccinini;P. Bailo;G. Vignali;G. Barbara;D. Di Candia;V. Albertini;
2019

Abstract

Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l'effettivo utilizzo delle analisi genetico-forensi nelle indagini condotte su vittime di violenza sessuale in Italia negli anni 2006-2015. Le vittime sono state assistite nel più grande centro antiviolenza italiano, a Milano (Soccorso Violenza Sessuale e Domestica - SVSeD). Il numero totale di vittime di violenza sessuale esaminate negli anni 2006-2015 (adulti e minori) è stato pari a 3521, in 1697 dei quali sono stati raccoltireperti biologici; il numero di vittime adulte assistite (> 18 anni) è stato pari a 2300, di cui 1224 con reperti biologici. I reperti biologici sono stati raccoltisulle vittime di violenza sessuale con due campionature (tamponi) in cinque aree anogenitali, ossia grandi labbra, piccole labbra, perineo, perianale e regione anale/retto; in tutte le altre aree cutanee suggerite dalle vittime come aree di possibile contatto è stata impiegata la tecnica del doppio tampone (double swab technique). A seconda del caso sono stati anche raccolti indumenti per la ricerca di tracce biologiche. Nonostante l'adeguata raccolta, conservazione e catena di custodia per tutte le tracce biologiche raccolte, sono state richieste analisi genetico-forensi solo in 86 casi su 1211 (7,10%), analisi che sono state effettuate da consulenti tecnici / periti privati, universitari, o appartenenti alle Forze dell’Ordine di Polizia o Carabinieri. Ancora più evidente il dato relativo alle vittime adolescenti (13-19 anni) per le quali sono state richieste indagini genetico-forensi in 9 casi su 473 vittime (con prelievi biologici), ossia 1,90%. In definitiva, nel periodo considerato, il numero totale di casi sottoposti ad analisi genetico-forensi è stato pari a 94 su un totale di 1697 casi, ossia 5,54%. Le più rilevanti questioni giuridico-procedurali, pur esaminate, non hanno consentito di evidenziarele ragioni per le quali i magistrati milanesi abbiano fatto (e facciano) scarso uso delle analisi genetico-forensi nei casi di violenza sessuale.
25-mag-2019
Settore MED/43 - Medicina Legale
società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni
10 anni di uso della “prova del DNA” presso gli uffici giudiziari di Milano nei casi di violenza sessuale / A. Piccinini, P. Bailo, G. Vignali, G. Barbara, G. Gennari, D. Di Candia, V. Albertini, A. Kustermann. ((Intervento presentato al 2. convegno Convegno Intergruppi SIMLA tenutosi a Domus Maria, Cagliari nel 2019.
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