L’intervento si propone di mettere a fuoco i rapporti, che furono stretti e di varia natura, tra la famiglia Warneck e la famiglia Sambon. Entrambe infatti si distinsero tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento per aver coltivato un collezionismo di antichità (etrusche, ma non solo) raffinato e ambizioso che sfociò in legami familiari e in reciproci scambi di oggetti d’arte. Non è dunque un caso che Arthur Sambon, figlio del celebre Giulio, dedito al commercio antiquario come il padre, ottimo numismatico, fine appassionato d’arte, presidente della Chambre des Experts d’Art de Paris e fondatore della Chambre Internationale des Experts d’Art, nonché genero di Edouard Warneck, pubblichi nel 1905 l’intera collezione archeologica Warneck in un numero speciale della rivista Musée, di cui Arthur era fondatore e direttore. E non è neppure un caso che alcuni dei materiali etruschi della famiglia Warneck entrino nelle raccolte Sambon, dove la curiosità, nutrita da Giulio Sambon, per il soggetto teatrale e di intrattenimento in genere si salda con l’interesse scientifico per deformità e malattie del mondo antico coltivato dall’altro figlio di Giulio, Louis Sambon, che di professione faceva il medico. Erano gli ultimi bagliori di un’epoca di raffinate (e bizzarre) mode collezionistiche, spesso affiancate da vivaci e lucrose attività di commercio antiquario; un’epoca che, tra luci e ombre, doveva chiudersi con l’approvazione delle prime leggi dell’Italia, finalmente unita, in tema di antichità e belle arti.
Affari di famiglia: materiali etruschi nella Collezione Sambon / C. Lambrugo. ((Intervento presentato al convegno Immaginare l'Italia unita : gli Etruschi a Milano tra collezionismo e tutela tenutosi a Milano nel 2019.
Affari di famiglia: materiali etruschi nella Collezione Sambon
C. Lambrugo
2019
Abstract
L’intervento si propone di mettere a fuoco i rapporti, che furono stretti e di varia natura, tra la famiglia Warneck e la famiglia Sambon. Entrambe infatti si distinsero tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento per aver coltivato un collezionismo di antichità (etrusche, ma non solo) raffinato e ambizioso che sfociò in legami familiari e in reciproci scambi di oggetti d’arte. Non è dunque un caso che Arthur Sambon, figlio del celebre Giulio, dedito al commercio antiquario come il padre, ottimo numismatico, fine appassionato d’arte, presidente della Chambre des Experts d’Art de Paris e fondatore della Chambre Internationale des Experts d’Art, nonché genero di Edouard Warneck, pubblichi nel 1905 l’intera collezione archeologica Warneck in un numero speciale della rivista Musée, di cui Arthur era fondatore e direttore. E non è neppure un caso che alcuni dei materiali etruschi della famiglia Warneck entrino nelle raccolte Sambon, dove la curiosità, nutrita da Giulio Sambon, per il soggetto teatrale e di intrattenimento in genere si salda con l’interesse scientifico per deformità e malattie del mondo antico coltivato dall’altro figlio di Giulio, Louis Sambon, che di professione faceva il medico. Erano gli ultimi bagliori di un’epoca di raffinate (e bizzarre) mode collezionistiche, spesso affiancate da vivaci e lucrose attività di commercio antiquario; un’epoca che, tra luci e ombre, doveva chiudersi con l’approvazione delle prime leggi dell’Italia, finalmente unita, in tema di antichità e belle arti.File | Dimensione | Formato | |
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