Fra i libri più significativi della stagione letteraria 2018, non a caso vincitori di alcuni dei premi maggiori, spiccano alcune opere di narratrici che narrano storie di donne. Al di là di questa banale evidenza, credo che queste storie chiamino in causa questioni cruciali: per la letteratura, e più in generale per la nostra società. L’indubbia centralità della figura femminile, nel suo protagonismo a prima vista conclamato, si delinea infatti contesa fra tensioni opposte e complementari. Da un lato, infatti, la rappresentazione della donna tende a farsi carico di una rivendicazione profonda, più o meno esplicita, del diritto a un pieno godimento dell’esistenza, della spinta a un’affermazione di sé finalmente libera da vincoli psicologici e materiali. Da un altro lato, però, proprio l’evidenza della richiesta di libertà fa tutt’uno con la messa in scena estensiva di condizioni di costrizione, diversamente declinate ma sempre evidenti, che vanno dalla sudditanza psicologica alla prigionia vera e propria, fino a implicare il rischio quotidiano della vita stessa. Accade così, fra gli altri, nei romanzi di Helena Janeczek, Rosella Postorino, Emanuela Canepa. La rivendicazione di libertà, insomma, è costante, ma pare averme molto bisogno di essere indagata, decostruita e ricostruita, se non proprio giustificata: il che forse equivale a dire che non è per nulla scontata.

Storie di donne libere e di donne prigioniere: Janeczek, Postorino, Canepa / G. Turchetta - In: Tuttestorie di donne / [a cura di] V. Spinazzola. - Prima edizione. - Milano : il Saggiatore, 2019 Apr. - ISBN 9788885938656. - pp. 9-18

Storie di donne libere e di donne prigioniere: Janeczek, Postorino, Canepa

G. Turchetta
2019

Abstract

Fra i libri più significativi della stagione letteraria 2018, non a caso vincitori di alcuni dei premi maggiori, spiccano alcune opere di narratrici che narrano storie di donne. Al di là di questa banale evidenza, credo che queste storie chiamino in causa questioni cruciali: per la letteratura, e più in generale per la nostra società. L’indubbia centralità della figura femminile, nel suo protagonismo a prima vista conclamato, si delinea infatti contesa fra tensioni opposte e complementari. Da un lato, infatti, la rappresentazione della donna tende a farsi carico di una rivendicazione profonda, più o meno esplicita, del diritto a un pieno godimento dell’esistenza, della spinta a un’affermazione di sé finalmente libera da vincoli psicologici e materiali. Da un altro lato, però, proprio l’evidenza della richiesta di libertà fa tutt’uno con la messa in scena estensiva di condizioni di costrizione, diversamente declinate ma sempre evidenti, che vanno dalla sudditanza psicologica alla prigionia vera e propria, fino a implicare il rischio quotidiano della vita stessa. Accade così, fra gli altri, nei romanzi di Helena Janeczek, Rosella Postorino, Emanuela Canepa. La rivendicazione di libertà, insomma, è costante, ma pare averme molto bisogno di essere indagata, decostruita e ricostruita, se non proprio giustificata: il che forse equivale a dire che non è per nulla scontata.
storie di donne; romanzo; prigionia; libertà; costrizione; scrittura femminile
Settore L-FIL-LET/11 - Letteratura Italiana Contemporanea
Settore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italiana
apr-2019
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