In questo lavoro si è esaminato il finora insoddisfacente tentativo compiuto dalla teoria di dare formale dimostrazione della tesi, ampiamente condivisa e sostenuta dall'evidenza empirica, secondo la quale una maggiore concorrenza sul mercato dei beni riduce il grado di inefficienza-x delle imprese. Sia attraverso un approfondito esame critico della letteratura esistente, sia elaborando una semplice ma originale analisi teorica, si è cercato di cogliere ed evidenziare le ragioni degli ambigui e contraddittori risultati finora presenti in letteratura: a fronte di un problema di inefficienza interna che nasce da un problema informativo, la ricerca teorica non ha paradossalmente tenuto conto del fondamentale ruolo informativo che la concorrenza può svolgere agendo quale "parametro di valutazione". In particolare, la concorrenza non è messa nella condizione di attenuare il vantaggio informativo del manager e non ha pertanto alcun effetto diretto su i costi d'agenzia. Si è inoltre mostrato come nei principali modelli presenti in letteratura non esiste, in realtà, alcun meccanismo economico mediante il quale la concorrenza sul mercato dei beni è in grado di influenzare i costi di agenzia e quindi il grado di inefficienza-x delle imprese. Ne consegue che gli ambigui risultati ottenuti dalla letteratura, che mostrano l'esistenza di una relazione non monotonica tra concorrenza ed efficienza interna, derivano unicamente dagli effetti della concorrenza sulla profittabilità diretta e strategica derivante da una riduzione dei costi unitari di produzione: il beneficio marginale generato da una riduzione dei costi, oltre un certo grado di concorrenza, si riduce all'aumentare della concorrenza (al crescere del numero delle imprese), così da indurre il principale a richiedere al proprio manager livelli ottimi (di second best) di impegno via via inferiori. Questa conclusione è rafforzata dal fatto che in molti dei modelli esistenti in letteratura vi è un'implicita ipotesi di rendimenti di scala crescenti.

Il ruolo dell'informazione nella relazione tra concorrenza ed inefficenza-x : ambiguità teoriche della "Product market competition" / A. Graffi - In: Liuc Papers. Economia e Impresa, 51Castellanza : Università Carlo Cattaneo, 2006. - pp. 1-58

Il ruolo dell'informazione nella relazione tra concorrenza ed inefficenza-x : ambiguità teoriche della "Product market competition"

A. Graffi
Primo
2006

Abstract

In questo lavoro si è esaminato il finora insoddisfacente tentativo compiuto dalla teoria di dare formale dimostrazione della tesi, ampiamente condivisa e sostenuta dall'evidenza empirica, secondo la quale una maggiore concorrenza sul mercato dei beni riduce il grado di inefficienza-x delle imprese. Sia attraverso un approfondito esame critico della letteratura esistente, sia elaborando una semplice ma originale analisi teorica, si è cercato di cogliere ed evidenziare le ragioni degli ambigui e contraddittori risultati finora presenti in letteratura: a fronte di un problema di inefficienza interna che nasce da un problema informativo, la ricerca teorica non ha paradossalmente tenuto conto del fondamentale ruolo informativo che la concorrenza può svolgere agendo quale "parametro di valutazione". In particolare, la concorrenza non è messa nella condizione di attenuare il vantaggio informativo del manager e non ha pertanto alcun effetto diretto su i costi d'agenzia. Si è inoltre mostrato come nei principali modelli presenti in letteratura non esiste, in realtà, alcun meccanismo economico mediante il quale la concorrenza sul mercato dei beni è in grado di influenzare i costi di agenzia e quindi il grado di inefficienza-x delle imprese. Ne consegue che gli ambigui risultati ottenuti dalla letteratura, che mostrano l'esistenza di una relazione non monotonica tra concorrenza ed efficienza interna, derivano unicamente dagli effetti della concorrenza sulla profittabilità diretta e strategica derivante da una riduzione dei costi unitari di produzione: il beneficio marginale generato da una riduzione dei costi, oltre un certo grado di concorrenza, si riduce all'aumentare della concorrenza (al crescere del numero delle imprese), così da indurre il principale a richiedere al proprio manager livelli ottimi (di second best) di impegno via via inferiori. Questa conclusione è rafforzata dal fatto che in molti dei modelli esistenti in letteratura vi è un'implicita ipotesi di rendimenti di scala crescenti.
Teoria dell'impresa ; Teoria principale-agente ; Concorrenza ed efficienza delle imprese ; Inefficienza-x
Settore SECS-P/01 - Economia Politica
2006
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