In After virtue MacIntyre riassumeva nell’alternativa: “o Nietzsche o Aristotele” l’antitesi tra etica antica delle virtù e moderna (illuministica) etica della norma. Nel più recente Dependent Rational Animals. Why Human Beings Need the Virtues, egli ribadisce l’idea di un ritorno all’etica comunitaria, dopo il fallimento del “progetto illuminista” di giustificazione della morale, ma con una significativa autocritica. L’alternativa non è più posta tra Nietzsche e Aristotele, ma tra Nietzsche e Tommaso d’Aquino. La nozione di Übermensch viene anzi accostata a quella aristotelica di megalo/yuxoj, di cui ripeterebbe i tratti “anticompassionevoli”. Una rinnovata “etica delle virtù” non può fare a meno del richiamo alla charitas cristiana, estranea tanto a Nietzsche quanto ad Aristotele. Ora, l’autocritica di MacIntyre è davvero completa, o dovrebbe piuttosto tornare a fare i conti anche con Kant? MacIntyre non tiene sufficientemente conto della specifica qualità religiosa del suo “illuminismo”, della chiara distinzione tra amore “pratico” (charitas) e amore “patologico” (compassione): distinzione che tiene aperto, anche all’interno di un’etica della norma (etica dei moderni), lo spazio per una rinnovata etica delle virtù.

Nietzsche o Aristotele? L’incompiuta autocritica di MacIntyre / A. Vigorelli. - In: FILOSOFIA E TEOLOGIA. - ISSN 1824-4963. - 19:2(2005), pp. 369-383.

Nietzsche o Aristotele? L’incompiuta autocritica di MacIntyre

A. Vigorelli
Primo
2005

Abstract

In After virtue MacIntyre riassumeva nell’alternativa: “o Nietzsche o Aristotele” l’antitesi tra etica antica delle virtù e moderna (illuministica) etica della norma. Nel più recente Dependent Rational Animals. Why Human Beings Need the Virtues, egli ribadisce l’idea di un ritorno all’etica comunitaria, dopo il fallimento del “progetto illuminista” di giustificazione della morale, ma con una significativa autocritica. L’alternativa non è più posta tra Nietzsche e Aristotele, ma tra Nietzsche e Tommaso d’Aquino. La nozione di Übermensch viene anzi accostata a quella aristotelica di megalo/yuxoj, di cui ripeterebbe i tratti “anticompassionevoli”. Una rinnovata “etica delle virtù” non può fare a meno del richiamo alla charitas cristiana, estranea tanto a Nietzsche quanto ad Aristotele. Ora, l’autocritica di MacIntyre è davvero completa, o dovrebbe piuttosto tornare a fare i conti anche con Kant? MacIntyre non tiene sufficientemente conto della specifica qualità religiosa del suo “illuminismo”, della chiara distinzione tra amore “pratico” (charitas) e amore “patologico” (compassione): distinzione che tiene aperto, anche all’interno di un’etica della norma (etica dei moderni), lo spazio per una rinnovata etica delle virtù.
Settore M-FIL/03 - Filosofia Morale
2005
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