Il pragmatismo lavora a riplasmare la nozione di verità, chiedendosi, forse per la prima volta nella storia del pensiero, se si dia una verità ‘in sé’, indipendente dalle pratiche messe in opera per conseguire il vero, indipendente dalle credenze che conducono a ritenere vero un concetto. Per il pragmatismo il centro della questione filosofica non è la verità, ma sono gli effetti di verità, i risultati che derivano dal ritenere vero un qualsiasi concetto, e l’efficacia, la capacità trasformativa, di determinati comportamenti umani. Il cuore di quella che si potrebbe definire ‘rivoluzione pragmatista’, sia in Peirce che in James, sta nel concepire verità e realtà non più come dati originari e presupposti come assoluti, ma come l’esito di un long run, un prodursi graduale di interpretazioni efficaci, legittimate dall’uso comune. Il pragmatismo, dunque, se pur con diversi accenti, si è qualificato fin dalle origini come una filosofia orientata a sottolineare il valore delle conseguenze delle azioni e delle concezioni messe in opera. Nelle parole di James: “The attitude of looking away from first things, principles, ‘categories’, supposed necessities; and of looking towards last things, fruits, consequences, facts”. Nelle parole di Peirce: il significato di un pensiero equivale alla “readiness to act”, alla disposizione a rispondere in un certo modo, una volta sollecitati dalla prassi. Come egli stesso scrive, il pragmatismo si può dunque icasticamente riassumere nel detto biblico: “li conoscerete dai loro frutti”. Importantissimo è, com’è noto, il rilievo della dimensione futura e condizionale, che ridispone ciò che è ‘successo’ (e ciò che ha successo) ricalcolandone, in base all’esito, la dimensione originaria e ‘data’. Definirei questo atteggiamento come una vera e propria rivoluzione nel panorama della tradizione metafisica dell’Occidente, in cui si è da sempre attribuito valore all’origine dell’azione, all’intenzione dell’attore, alle cause, finali o efficienti, con tutte le conseguenze che da ciò sono derivate in termini di valori. L’articolo cerca di dimostrare anzitutto in che senso si può sostenere la tesi di un vero e proprio mutamento copernicano nell’intendere la verità secondo questo punto di vista, e in che senso la nozione di produttività delle azioni e di efficacia pragmatica sia oggi di grande importanza nell’interpretare e nel comprendere la realtà. Cercherò infine di dimostrare come in questa visione l’influenza del darwinismo sia fondamentale: è con la rivoluzione darwinista, infatti, che una nuova “cultura dei risultati” inizia a farsi strada. La specie per Darwin è un punto d’arrivo, non di partenza; non qualcosa che già è, ma qualcosa che incessantemente si trasforma. Sono i risultati che ordinano le cause, e dunque il punto d’origine è sempre qualcosa di ricostruito a posteriori, come dirà molto chiaramente Peirce, lavorando sulla nozione di abduzione e procedimento retroduttivo.

Effetti di verità : la rivoluzione darwiniana e il suo impatto sul pragmatismo / R. Fabbrichesi. - In: DISCIPLINE FILOSOFICHE. - ISSN 1591-9625. - 19:2(2009), pp. 185-204.

Effetti di verità : la rivoluzione darwiniana e il suo impatto sul pragmatismo

R. Fabbrichesi
Primo
2009

Abstract

Il pragmatismo lavora a riplasmare la nozione di verità, chiedendosi, forse per la prima volta nella storia del pensiero, se si dia una verità ‘in sé’, indipendente dalle pratiche messe in opera per conseguire il vero, indipendente dalle credenze che conducono a ritenere vero un concetto. Per il pragmatismo il centro della questione filosofica non è la verità, ma sono gli effetti di verità, i risultati che derivano dal ritenere vero un qualsiasi concetto, e l’efficacia, la capacità trasformativa, di determinati comportamenti umani. Il cuore di quella che si potrebbe definire ‘rivoluzione pragmatista’, sia in Peirce che in James, sta nel concepire verità e realtà non più come dati originari e presupposti come assoluti, ma come l’esito di un long run, un prodursi graduale di interpretazioni efficaci, legittimate dall’uso comune. Il pragmatismo, dunque, se pur con diversi accenti, si è qualificato fin dalle origini come una filosofia orientata a sottolineare il valore delle conseguenze delle azioni e delle concezioni messe in opera. Nelle parole di James: “The attitude of looking away from first things, principles, ‘categories’, supposed necessities; and of looking towards last things, fruits, consequences, facts”. Nelle parole di Peirce: il significato di un pensiero equivale alla “readiness to act”, alla disposizione a rispondere in un certo modo, una volta sollecitati dalla prassi. Come egli stesso scrive, il pragmatismo si può dunque icasticamente riassumere nel detto biblico: “li conoscerete dai loro frutti”. Importantissimo è, com’è noto, il rilievo della dimensione futura e condizionale, che ridispone ciò che è ‘successo’ (e ciò che ha successo) ricalcolandone, in base all’esito, la dimensione originaria e ‘data’. Definirei questo atteggiamento come una vera e propria rivoluzione nel panorama della tradizione metafisica dell’Occidente, in cui si è da sempre attribuito valore all’origine dell’azione, all’intenzione dell’attore, alle cause, finali o efficienti, con tutte le conseguenze che da ciò sono derivate in termini di valori. L’articolo cerca di dimostrare anzitutto in che senso si può sostenere la tesi di un vero e proprio mutamento copernicano nell’intendere la verità secondo questo punto di vista, e in che senso la nozione di produttività delle azioni e di efficacia pragmatica sia oggi di grande importanza nell’interpretare e nel comprendere la realtà. Cercherò infine di dimostrare come in questa visione l’influenza del darwinismo sia fondamentale: è con la rivoluzione darwinista, infatti, che una nuova “cultura dei risultati” inizia a farsi strada. La specie per Darwin è un punto d’arrivo, non di partenza; non qualcosa che già è, ma qualcosa che incessantemente si trasforma. Sono i risultati che ordinano le cause, e dunque il punto d’origine è sempre qualcosa di ricostruito a posteriori, come dirà molto chiaramente Peirce, lavorando sulla nozione di abduzione e procedimento retroduttivo.
pragmatismo ; darwinismo ; evoluzionismo ; effetti ; efficacia ; verità
Settore M-FIL/01 - Filosofia Teoretica
2009
Article (author)
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