Gli aspetti patologico forensi degli avvelenamenti sia acuti sia cronici e, più in generale, di ogni forma di lesività da causa chimica, rappresentano un classico settore di studio e di ricerca medico legali. Essi sono il fondamento di quel “criterio anatomo patologico” che, in ossequio ad un metodo consolidato ed ineludibile, costituisce uno degli essenziali passaggi procedurali nella diagnosi medico forense di avvelenamento; unitamente all’analisi storico–clinica ed epidemiologica nonché agli essenziali ed irrinunciabili approfondimenti tossicologico forensi, tale criterio definisce il profilo diagnostico di una qualsiasi lesività da causa chimica sia essa agente con meccanismo chimico (ovvero di diretta interazione sui tessuti umani) sia con meccanismo biochimico (cioè mediato dall’azione metabolica enzimatica). Nella storia della ricerca medico legale si è spesso osservata, e si osserva tuttora, la tensione dell’indagine patologico forense nel tentativo di identificare e raggiungere obiettivi che rinvenissero nella morfologia patologica umana reperti risolutivi o, quantomeno, indicativi in modo qualificato di un’azione lesiva da causa chimica riferibile ad un sospetto diagnostico: molto spesso tali auspici si sono rivelati non raggiungibili con gli strumenti disponibili e con gli inevitabili contenuti di certezza che l’apporto medico legale richiede. Questa è la principale osservazione imposta dalla presente trattazione che, in sede bio-medico legale, deve essere indirizzata ad evidenziare elementi probatori sulla scorta di un’evidenza scientifica alla quale non si può in alcun modo trasgredire. Alla luce di tutte le rilevazioni scientificamente fondate, la specificità di un reperto anatomopatologico in tema di avvelenamento non è una caratteristica frequente, soprattutto nel settore degli avvelenamenti verificatisi con meccanismo biochimico. E da questo aspetto derivano tutte le considerazioni di metodo e di impegno operativo che sono ampiamente richiamati in tutta la trattatistica specialistica italiana e straniera che si occupa compiutamente di questi problemi sia in termini descrittivi sia con finalità formative [1-6]. Ciò, del pari, oltre a rafforzare l’impegno della ricerca delle scienze bio-medico legali, sottolinea l’importanza della completezza dell’indagine in ogni caso di analisi medica a fini forensi: infatti, a fronte di un sospetto di avvelenamento, proprio per le difficoltà diagnostiche che lo stesso sottende, ogni acquisizione tecnicamente compiuta e corretta contribuisce alla realizzazione di un corredo di elementi utili per l’orientamento diagnostico medico legale più motivato e fondato che sia possibile rappresentare alla luce delle conoscenze disponibili. In questo itinerario, dunque, sta all’etica medico legale il compito di saper ponderare ed esprimere con equilibrio e corettezza i risultati di un’indagine ed il loro significato in termini di probatorietà ricostruttiva mediante indagini retrospettive. In questa prospettiva deve leggersi la gran parte degli sforzi che emergono dalla letteratura specialistica medico legale moderna in tema di reperti anatomopatologici in casi di sospetto o acclarato avvelenamento. Giova ancora ricordare come, proprio sin dalla più remote origini del pensiero medico legale contemporaneo, anche il dato anatomopatologico negativo, nell’indagine forense sulla lesività da causa chimica, offra un significato quantomeno singolare rispetto a molti altri settori: esso, infatti, avvalora la necessità di procedere nell’indagine con tutti gli altri strumenti tecnici disponibili nella consapevolezza che è proprio della lesività da causa chimica, in moltissimi casi, agire senza il determinismo di modificazioni anatomopatologiche specifiche o patognomoniche dotate di un significato decisivo. E, d’altra parte, il riscontro di alterazioni organiche, che sono state oggetto di studio in ambito patologico forense ai fini della migliore comprensione della lesività da causa chimica, può fornire un rilevante indizio per il completamento dell’ itinerario diagnostico medico legale al quale si richiede sempre completezza. Come ben si può intuire, questo tema, alla luce della ricerca di settore, è di vastità immensa e pressoché inesauribile. La presente trattazione, dunque, includerà l’esclusiva segnalazione dei prinicipali reperti anatomopatologici che sono stati più frequentemente associati ai casi di avvelenamento con la più apprezzabile diffusione evidenziandone le caratteristiche principali ed il significato.

Patologia forense della lesività da causa chimica / R. Zoia - In: Trattato di medicina legale e scienze affini. 2, Semeiotica medico legale / [a cura di] G. Giusti. - Padova : CEDAM, 2009 Jun. - ISBN 9788813298111. - pp. 447-496

Patologia forense della lesività da causa chimica

R. Zoia
Primo
2009

Abstract

Gli aspetti patologico forensi degli avvelenamenti sia acuti sia cronici e, più in generale, di ogni forma di lesività da causa chimica, rappresentano un classico settore di studio e di ricerca medico legali. Essi sono il fondamento di quel “criterio anatomo patologico” che, in ossequio ad un metodo consolidato ed ineludibile, costituisce uno degli essenziali passaggi procedurali nella diagnosi medico forense di avvelenamento; unitamente all’analisi storico–clinica ed epidemiologica nonché agli essenziali ed irrinunciabili approfondimenti tossicologico forensi, tale criterio definisce il profilo diagnostico di una qualsiasi lesività da causa chimica sia essa agente con meccanismo chimico (ovvero di diretta interazione sui tessuti umani) sia con meccanismo biochimico (cioè mediato dall’azione metabolica enzimatica). Nella storia della ricerca medico legale si è spesso osservata, e si osserva tuttora, la tensione dell’indagine patologico forense nel tentativo di identificare e raggiungere obiettivi che rinvenissero nella morfologia patologica umana reperti risolutivi o, quantomeno, indicativi in modo qualificato di un’azione lesiva da causa chimica riferibile ad un sospetto diagnostico: molto spesso tali auspici si sono rivelati non raggiungibili con gli strumenti disponibili e con gli inevitabili contenuti di certezza che l’apporto medico legale richiede. Questa è la principale osservazione imposta dalla presente trattazione che, in sede bio-medico legale, deve essere indirizzata ad evidenziare elementi probatori sulla scorta di un’evidenza scientifica alla quale non si può in alcun modo trasgredire. Alla luce di tutte le rilevazioni scientificamente fondate, la specificità di un reperto anatomopatologico in tema di avvelenamento non è una caratteristica frequente, soprattutto nel settore degli avvelenamenti verificatisi con meccanismo biochimico. E da questo aspetto derivano tutte le considerazioni di metodo e di impegno operativo che sono ampiamente richiamati in tutta la trattatistica specialistica italiana e straniera che si occupa compiutamente di questi problemi sia in termini descrittivi sia con finalità formative [1-6]. Ciò, del pari, oltre a rafforzare l’impegno della ricerca delle scienze bio-medico legali, sottolinea l’importanza della completezza dell’indagine in ogni caso di analisi medica a fini forensi: infatti, a fronte di un sospetto di avvelenamento, proprio per le difficoltà diagnostiche che lo stesso sottende, ogni acquisizione tecnicamente compiuta e corretta contribuisce alla realizzazione di un corredo di elementi utili per l’orientamento diagnostico medico legale più motivato e fondato che sia possibile rappresentare alla luce delle conoscenze disponibili. In questo itinerario, dunque, sta all’etica medico legale il compito di saper ponderare ed esprimere con equilibrio e corettezza i risultati di un’indagine ed il loro significato in termini di probatorietà ricostruttiva mediante indagini retrospettive. In questa prospettiva deve leggersi la gran parte degli sforzi che emergono dalla letteratura specialistica medico legale moderna in tema di reperti anatomopatologici in casi di sospetto o acclarato avvelenamento. Giova ancora ricordare come, proprio sin dalla più remote origini del pensiero medico legale contemporaneo, anche il dato anatomopatologico negativo, nell’indagine forense sulla lesività da causa chimica, offra un significato quantomeno singolare rispetto a molti altri settori: esso, infatti, avvalora la necessità di procedere nell’indagine con tutti gli altri strumenti tecnici disponibili nella consapevolezza che è proprio della lesività da causa chimica, in moltissimi casi, agire senza il determinismo di modificazioni anatomopatologiche specifiche o patognomoniche dotate di un significato decisivo. E, d’altra parte, il riscontro di alterazioni organiche, che sono state oggetto di studio in ambito patologico forense ai fini della migliore comprensione della lesività da causa chimica, può fornire un rilevante indizio per il completamento dell’ itinerario diagnostico medico legale al quale si richiede sempre completezza. Come ben si può intuire, questo tema, alla luce della ricerca di settore, è di vastità immensa e pressoché inesauribile. La presente trattazione, dunque, includerà l’esclusiva segnalazione dei prinicipali reperti anatomopatologici che sono stati più frequentemente associati ai casi di avvelenamento con la più apprezzabile diffusione evidenziandone le caratteristiche principali ed il significato.
Avvelenamento ; lesività da causa chimica ; patologia forense ; tossicologia forense
Settore MED/43 - Medicina Legale
giu-2009
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