Gli algoritmi di calcolo del rischio cardiovascolare globale considerano il fattore di rischio “fumo” solo in termini di presenza/assenza di tale abitudine, ma non tengono conto della quantità totale di sigarette fumate. Nel presente studio è stato valutato se la quantità di sigarette fumate, espressa in termini di packyears (numero di pacchetti di sigarette fumate al giorno x numero di anni di esposizione), aggiunga o meno informazione nella valutazione del profilo di rischio del paziente rispetto a quanto ottenibile considerando l’abitudine al fumo solo in termini di presenza/assenza. A tal fine l’IMT carotideo di 72 soggetti mai fumatori è stato confrontato con quello di 72 fumatori moderati (packyears<30) e di 72 forti fumatori (packyears≥30). I tre gruppi erano perfettamente paragonabili in termini di sesso, età e rischio cardiovascolare globale, calcolato mediante l’algoritmo di Framingham (FRS). I fumatori moderati ed i forti fumatori erano perfettamente comparabili per tutti i fattori di rischio inclusi nell’algoritmo. Al contrario, come conseguenza del match per FRS, i mai fumatori avevano livelli significativamente più elevati di colesterolo totale, colesterolo LDL, pressione sistolica e diastolica e glicemia (p<0.05). A parità di FRS, l’IMT medio sia dei forti fumatori (1.05±0.31 mm) che dei fumatori moderati (1.02±0.27 mm) era significativamente aumentato rispetto a quello dei mai fumatori (0.92±0.28 mm), (p=0.01 e p=0.003, rispettivamente). Al contrario, non si osservava alcuna differenza tra fumatori moderati e forti fumatori (p>0.05). In conclusione, l’abitudine al fumo incide sul quadro aterosclerotico dei pazienti a prescindere dalla quantità di sigarette fumate. Dal confronto tra fumatori moderati e forti fumatori si evince, infatti, che a parità di sesso, età e rischio cardiovascolare globale, la quantità totale di sigarette fumate nel corso della vita non incide sul quadro aterosclerotico del paziente in modo significativo. Un consumo moderato di sigarette non può, pertanto, essere considerato una valida alternativa alla cessazione del fumo.

PUÒ UN CONSUMO MODERATO DI SIGARETTE ESSERE CONSIDERATO UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLA CESSAZIONE DEL FUMO? / B. Frigerio, S. Castelnuovo, M. Amato, A. Ravani, E. Tremoli, C.R. Sirtori, D. Baldassarre. ((Intervento presentato al 8. convegno Giornata Studio “RICERCA CLINICA E DI BASE NELL’AREA CARDIOVASCOLARE” - SISA Sezione Regionale Lombarda tenutosi a Milano nel 2008.

PUÒ UN CONSUMO MODERATO DI SIGARETTE ESSERE CONSIDERATO UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLA CESSAZIONE DEL FUMO?

B. Frigerio
Primo
;
S. Castelnuovo
Secondo
;
E. Tremoli;C.R. Sirtori
Penultimo
;
D. Baldassarre
Ultimo
2008

Abstract

Gli algoritmi di calcolo del rischio cardiovascolare globale considerano il fattore di rischio “fumo” solo in termini di presenza/assenza di tale abitudine, ma non tengono conto della quantità totale di sigarette fumate. Nel presente studio è stato valutato se la quantità di sigarette fumate, espressa in termini di packyears (numero di pacchetti di sigarette fumate al giorno x numero di anni di esposizione), aggiunga o meno informazione nella valutazione del profilo di rischio del paziente rispetto a quanto ottenibile considerando l’abitudine al fumo solo in termini di presenza/assenza. A tal fine l’IMT carotideo di 72 soggetti mai fumatori è stato confrontato con quello di 72 fumatori moderati (packyears<30) e di 72 forti fumatori (packyears≥30). I tre gruppi erano perfettamente paragonabili in termini di sesso, età e rischio cardiovascolare globale, calcolato mediante l’algoritmo di Framingham (FRS). I fumatori moderati ed i forti fumatori erano perfettamente comparabili per tutti i fattori di rischio inclusi nell’algoritmo. Al contrario, come conseguenza del match per FRS, i mai fumatori avevano livelli significativamente più elevati di colesterolo totale, colesterolo LDL, pressione sistolica e diastolica e glicemia (p<0.05). A parità di FRS, l’IMT medio sia dei forti fumatori (1.05±0.31 mm) che dei fumatori moderati (1.02±0.27 mm) era significativamente aumentato rispetto a quello dei mai fumatori (0.92±0.28 mm), (p=0.01 e p=0.003, rispettivamente). Al contrario, non si osservava alcuna differenza tra fumatori moderati e forti fumatori (p>0.05). In conclusione, l’abitudine al fumo incide sul quadro aterosclerotico dei pazienti a prescindere dalla quantità di sigarette fumate. Dal confronto tra fumatori moderati e forti fumatori si evince, infatti, che a parità di sesso, età e rischio cardiovascolare globale, la quantità totale di sigarette fumate nel corso della vita non incide sul quadro aterosclerotico del paziente in modo significativo. Un consumo moderato di sigarette non può, pertanto, essere considerato una valida alternativa alla cessazione del fumo.
2008
Settore BIO/14 - Farmacologia
Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università di Milano
PUÒ UN CONSUMO MODERATO DI SIGARETTE ESSERE CONSIDERATO UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLA CESSAZIONE DEL FUMO? / B. Frigerio, S. Castelnuovo, M. Amato, A. Ravani, E. Tremoli, C.R. Sirtori, D. Baldassarre. ((Intervento presentato al 8. convegno Giornata Studio “RICERCA CLINICA E DI BASE NELL’AREA CARDIOVASCOLARE” - SISA Sezione Regionale Lombarda tenutosi a Milano nel 2008.
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