Com’è generalmente riconosciuto, Verdi impiega nelle Vêpres siciliennes uno stile melodico nuovo, più ampio e ritmicamente più complesso: l’elasticità del verso francese, più indeterminato nell’accentuazione e meno schematico nel ritmo, gli permette di abbandonare «l’uggia della cantilena, della simmetria, dote grandissima e grandissima pecca della prosodia italiana» (A. Boito). La quadratura isometrica e la simmetria, tuttavia, non mancano affatto in questa partitura, né vengono programmaticamente evitate; tanto che all’epoca alcune voci (A. Basevi, ad esempio) si alzano a lamentare la discrepanza tra una drammaturgia e una tecnica di versificazione francesi e uno stile melodico che a tratti è inconfondibilmente italiano. Il confronto tra il testo poetico originale e le traduzioni italiane (in primis quella effettuata nel 1855 sotto la sorveglianza di Verdi, e da lui stesso trascritta nella partitura approntata per Ricordi), nonché tra le corrispondenti versioni musicali, fornisce un punto d’osservazione privilegiato. La stesura di un libretto d’opera italiano, infatti, comporta il rispetto di schemi e regole ben definiti, che vengono determinati e condizionati dalle forme musicali e dalla sintassi melodico-armonica del corrispondente linguaggio melodrammatico. Queste convenzioni metriche e formali – ancora vincolanti all’epoca dei Vespri siciliani, e dotate di un carattere implicitamente prescrittivo per il musicista – influenzano indubbiamente anche il lavoro del traduttore: il quale si dovrà confrontare con esse, sia che si cimenti con le forme più tipiche della poesia teatrale francese, sia che affronti i passi più simili, per metro e forme poetiche, a quelli convenzionalmente in uso nel melodramma italiano. Ne sono influenzati la natura prosodica della lingua impiegata dal traduttore, le sue scelte metriche, la disposizione degli accenti in rapporto alla linea melodica, l’assetto ritmico della melodia (che nella versione italiana è spesso modificata). Da questa prospettiva l’osservazione può contribuire, oltre che ad accertare l’incidenza storica delle convenzioni metriche e formali ricordate, a una migliore definizione dello stile melodico delle Vêpres siciliennes.

Verso francese e prosodia italiana : Osservazioni sulla traduzione delle Vêpres siciliennes / C. Toscani - In: Verdi 2001 : Atti del Convegno internazionale : Parma, New York, New Haven, 24 gennaio–1° febbraio 2001 / [a cura di] F. Della Seta, R. Montemorra Marvin, M. Marica. - Firenze : Olschki, 2003. - ISBN 8822251962. - pp. 499-517 (( convegno Verdi 2001 tenutosi a Parma, New York, New Haven nel 2001.

Verso francese e prosodia italiana : Osservazioni sulla traduzione delle Vêpres siciliennes

C. Toscani
Primo
2003

Abstract

Com’è generalmente riconosciuto, Verdi impiega nelle Vêpres siciliennes uno stile melodico nuovo, più ampio e ritmicamente più complesso: l’elasticità del verso francese, più indeterminato nell’accentuazione e meno schematico nel ritmo, gli permette di abbandonare «l’uggia della cantilena, della simmetria, dote grandissima e grandissima pecca della prosodia italiana» (A. Boito). La quadratura isometrica e la simmetria, tuttavia, non mancano affatto in questa partitura, né vengono programmaticamente evitate; tanto che all’epoca alcune voci (A. Basevi, ad esempio) si alzano a lamentare la discrepanza tra una drammaturgia e una tecnica di versificazione francesi e uno stile melodico che a tratti è inconfondibilmente italiano. Il confronto tra il testo poetico originale e le traduzioni italiane (in primis quella effettuata nel 1855 sotto la sorveglianza di Verdi, e da lui stesso trascritta nella partitura approntata per Ricordi), nonché tra le corrispondenti versioni musicali, fornisce un punto d’osservazione privilegiato. La stesura di un libretto d’opera italiano, infatti, comporta il rispetto di schemi e regole ben definiti, che vengono determinati e condizionati dalle forme musicali e dalla sintassi melodico-armonica del corrispondente linguaggio melodrammatico. Queste convenzioni metriche e formali – ancora vincolanti all’epoca dei Vespri siciliani, e dotate di un carattere implicitamente prescrittivo per il musicista – influenzano indubbiamente anche il lavoro del traduttore: il quale si dovrà confrontare con esse, sia che si cimenti con le forme più tipiche della poesia teatrale francese, sia che affronti i passi più simili, per metro e forme poetiche, a quelli convenzionalmente in uso nel melodramma italiano. Ne sono influenzati la natura prosodica della lingua impiegata dal traduttore, le sue scelte metriche, la disposizione degli accenti in rapporto alla linea melodica, l’assetto ritmico della melodia (che nella versione italiana è spesso modificata). Da questa prospettiva l’osservazione può contribuire, oltre che ad accertare l’incidenza storica delle convenzioni metriche e formali ricordate, a una migliore definizione dello stile melodico delle Vêpres siciliennes.
Settore L-ART/07 - Musicologia e Storia della Musica
2003
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