L’immunità delle organizzazioni internazionali dalla giurisdizione civile nella giurisprudenza italiana

L''articolo ricostruisce la prassi dei tribunali italiani in materia di immunità dalla giurisdizione delle organizzazioni internazionali. Dall’analisi emerge la disomogeneità delle soluzioni elaborate dalla giurisprudenza: la ragione risiede nella circostanza che i giuridici di merito e di cassazione si sono pronunciati muovendo da testi convenzionali non sempre uniformi, e nella totalità dei casi hanno trascurato di ricercare il fondamento dell’immunità in una norma di diritto internazionale generale specificamente rivolta a regolare lo status delle istituzioni intergovernative. Di fatto, viene in tal modo negata la validità di quella dottrina che riconosce invece l’esistenza di una norma consuetudinaria che sottrae direttamente le organizzazioni internazionali dall’intervento dei giudici nazionali. Ciò è in parte dovuto al fatto che in molti casi venivano in rilievo norme convenzionali sufficientemente dettagliate e tali da non sollevare particolari difficoltà di interpretazione e applicazione, destinate quindi a prevalere in quanto lex specialis su una eventuale norma consuetudinaria . Il richiamo al diritto internazionale generale ha sempre riguardato la norma relativa all’immunità degli Stati. In tempi più recenti, se ne è esclusa l’applicazione, ritenendo impossibile porre su un piano di assoluta parità gli Stati e le organizzazioni internazionali e desumendo così l’immunità unicamente dalla disciplina convenzionale applicabile ; in altre pronunce, il giudice ha invece trovato la ratio per l’applicazione in via analogica della norma sugli Stati nella soggettività internazionale dell’ente in questione e nella necessità che questo, come gli Stati, possa operare in piena autonomia e privo di quei condizionamenti esterni derivanti dall’ingerenza del giudice del territorio.