Introduzione: gli autori descrivono il caso di un feto normoconformato, recante ancora funicolo e placenta del peso di 1100 g, rinvenuto cadavere in un cassonetto dell’AMSA ed avvolto in un sacchetto di plastica. Materiali e metodi: all’esame macroscopico del cadavere non emergevano segni di lesività esogena mentre quello necroscopico pur non evidenziando reperti polmonari dimostrativi di atti respiratori autonomi (confermati istologicamente da “anectasia polmonare”), rilevava un’area di infiltrazione emorragica all’emitorace sinistro certamente prodotta mentre il cuore del feto batteva ancora. Inoltre, essendo di peso superiore ai 1000g con epoca gestazionale intorno a 26ª-29ª settimana, trattasi di morte fetale tardiva probabilmente indotta dall’utilizzo di strumento rudimentale per determinare la rottura delle membrane e quindi lo scatenamento del travaglio. Conclusioni e discussione: il caso in esame pone il quesito criminologico di quali siano le basi che spingono una madre a liberarsi del proprio prodotto di concepimento, soprattutto in considerazione dell’avanzata epoca gestazionale. Per quanto siano molti gli aspetti valutabili dal punto di vista psicologico, tutti sono accomunati dal considerare la maternità come un peso insostenibile, la cui unica e drammatica soluzione è l’abbandono del neonato in un luogo indegno (cassonetto) dove depositare il bambino-spazzatura.
Il rifiuto del neonato : segnalazione di un caso di abbandono nel cassonetto / M.R. Roselli, G. Gentile, A. Lazzaro, I. Merzagora Betsos, A.S. Migliorini - In: MAFS Workshop: Developments in Forensic Sciences : Program & Abstract Book[s.l] : Mediterranean Academy of Forensic Sciences, 2006. - pp. 57 (( Intervento presentato al 2. convegno MAFS Workshop tenutosi a Malta nel 2006.
Il rifiuto del neonato : segnalazione di un caso di abbandono nel cassonetto
G. Gentile;I. Merzagora Betsos;
2006
Abstract
Introduzione: gli autori descrivono il caso di un feto normoconformato, recante ancora funicolo e placenta del peso di 1100 g, rinvenuto cadavere in un cassonetto dell’AMSA ed avvolto in un sacchetto di plastica. Materiali e metodi: all’esame macroscopico del cadavere non emergevano segni di lesività esogena mentre quello necroscopico pur non evidenziando reperti polmonari dimostrativi di atti respiratori autonomi (confermati istologicamente da “anectasia polmonare”), rilevava un’area di infiltrazione emorragica all’emitorace sinistro certamente prodotta mentre il cuore del feto batteva ancora. Inoltre, essendo di peso superiore ai 1000g con epoca gestazionale intorno a 26ª-29ª settimana, trattasi di morte fetale tardiva probabilmente indotta dall’utilizzo di strumento rudimentale per determinare la rottura delle membrane e quindi lo scatenamento del travaglio. Conclusioni e discussione: il caso in esame pone il quesito criminologico di quali siano le basi che spingono una madre a liberarsi del proprio prodotto di concepimento, soprattutto in considerazione dell’avanzata epoca gestazionale. Per quanto siano molti gli aspetti valutabili dal punto di vista psicologico, tutti sono accomunati dal considerare la maternità come un peso insostenibile, la cui unica e drammatica soluzione è l’abbandono del neonato in un luogo indegno (cassonetto) dove depositare il bambino-spazzatura.Pubblicazioni consigliate
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