Scopo del lavoro. A fronte di protocolli diagnostici1 e terapeutici2 consolidati, non è ancora stato standardizzato il protocollo ideale per il monitoraggio a breve termine dei pazienti trattati per leishmaniosi canina (LCan)(2). Mentre è noto il ruolo prognostico di alcuni analiti, soprattutto legati alla funzionalità renale, infatti non sono stati definiti né i marker che meglio potrebbero predire in tempi brevi la risposta alle terapie né la tempistica da seguire per ottenere informazioni precoci in questo senso. La LCan genera una marcata risposta infiammatoria che si rispecchia nell’iperproteinemia, nell’ipergammaglobulinemia3 e nell’aumento delle proteine di fase acuta4. Il monitoraggio dell’entità dell’infiammazione nel tempo potrebbe quindi fungere da fattore prognostico, come già dimostrato per alcune delle proteine di fase acuta5. Tra queste ultime può risultare utile la valutazione dell’attività della paraoxonasi (PON1) proteina di fase acuta negativa, recentemente studiata nel cane, che riflette non solo lo stato infiammatorio ma anche lo stress ossidativo che in corso di LCan risulta aumentato6. Questo studio ha lo scopo di valutare in via preliminare, su un campione ridotto di casi, se le variazioni nel tempo di alcuni marker infiammatori, e in particolare dell’attività di PON1 possono essere utili come indicatori di remissione clinica nella LCan trattata farmacologicamente. Materiali e metodi. La casistica comprendeva nove cani di razza ed età variabili, naturalmente infetti da leishmania con differente sintomatologia e differente gravità. Criteri di inclusione nello studio: diagnosi di LCan confermata tramite test citologici, sierologici e PCR, assenza di trattamenti antinfiammatori/leishmanicidi prima dell’inclusione nello studio, assenza di altre patologie interferenti. Al momento dell’inclusione nello studio (T0) sono stati effettuati un esame emocromocitometrico, esami ematochimici di routine (proteine tot, albumine, colesterolo, trigliceridi, ALP, ALT, GGT, BUN, creatinina, bilirubina tot., amilasi, glucosio, calcio) ed è stata valutata la proteinuria. Sono stati inoltre indagati i seguenti markers infiammatori: proteina C reattiva (CRP), PON1, elettroforesi delle sieroproteine. I cani sono stati trattati con antimoniato di N-metilglucamina (100 mg/kg sc per un mese) e allopurinolo (10 mg/kg bid per os). I markers infiammatori sopra citati sono stati valutati al 3° giorno dall’inizio della terapia (T1), a una settimana (T2) e settimanalmente per tempi variabili tra 4 (T5) e 6 settimane (T7). Risultati. Ad eccezione di un paziente, che mostrava una lesione localizzata, tutti i pazienti presentavano sintomi sistemici (linfoadenomegalia, dimagramento, lesioni cutanee) anche se in nessun caso era presente iperazotemia. Due dei 9 cani non hanno risposto alla terapia e sono deceduti prima della fine del trattamento mentre in 7 casi è stata osservata una remissione della sintomatologia intorno alla seconda-terza settimana. Al momento della diagnosi i soggetti che non hanno risposto alla terapia mostravano una minore attività paraoxonasica, una maggiore concentrazione di CRP e per quanto riguarda il profilo elettroforetico ipoproteinemia e un minore rapporto A/G dovuto sia ad ipoalbuminemia che ad aumento delle alfa2 e, in minor misura, delle gamma-globuline. Nei cani che non hanno risposto alla terapia tali alterazioni restano stabili nel tempo, mentre nei cani che hanno risposto alla terapia si assisteva a una normalizzazione dell’attività di PON1 dopo 3-7 giorni (ad eccezione di un soggetto con sospetta insufficienza epatica), della concentrazione di CRP dopo circa 3-4 settimane, e dei parametri elettroforetici dopo circa un mese (solo il rapporto A/G, pur innalzandosi, non rientrava mai nella norma). Conclusioni. I risultati sembrano indicare che la prognosi migliore si abbia nei soggetti che presentano un quadro infiammatorio meno marcato al momento della diagnosi e che la PON1 fornisca informazioni più precoci rispetto ad altri biomarker circa la probabilità di remissione clinica in corso di terapia per LCan. Data la natura del tutto preliminare di questo studio sarà importante verificare in futuro la sua applicabilità a un campionamento più esteso.

Valutazione preliminare del ruolo della paraoxonasi e di altri parametri infiammatori come indicatori di remissione clinica in cani trattati per leishmaniosi / G. Rossi, F. Ibba, E. Buffoli, A. Giordano, S. Paltrinieri. ((Intervento presentato al 69. convegno Congresso internazionale multisala SCIVAC tenutosi a Rimini nel 2011.

Valutazione preliminare del ruolo della paraoxonasi e di altri parametri infiammatori come indicatori di remissione clinica in cani trattati per leishmaniosi

G. Rossi
Primo
;
F. Ibba
Secondo
;
A. Giordano
Penultimo
;
S. Paltrinieri
Ultimo
2011

Abstract

Scopo del lavoro. A fronte di protocolli diagnostici1 e terapeutici2 consolidati, non è ancora stato standardizzato il protocollo ideale per il monitoraggio a breve termine dei pazienti trattati per leishmaniosi canina (LCan)(2). Mentre è noto il ruolo prognostico di alcuni analiti, soprattutto legati alla funzionalità renale, infatti non sono stati definiti né i marker che meglio potrebbero predire in tempi brevi la risposta alle terapie né la tempistica da seguire per ottenere informazioni precoci in questo senso. La LCan genera una marcata risposta infiammatoria che si rispecchia nell’iperproteinemia, nell’ipergammaglobulinemia3 e nell’aumento delle proteine di fase acuta4. Il monitoraggio dell’entità dell’infiammazione nel tempo potrebbe quindi fungere da fattore prognostico, come già dimostrato per alcune delle proteine di fase acuta5. Tra queste ultime può risultare utile la valutazione dell’attività della paraoxonasi (PON1) proteina di fase acuta negativa, recentemente studiata nel cane, che riflette non solo lo stato infiammatorio ma anche lo stress ossidativo che in corso di LCan risulta aumentato6. Questo studio ha lo scopo di valutare in via preliminare, su un campione ridotto di casi, se le variazioni nel tempo di alcuni marker infiammatori, e in particolare dell’attività di PON1 possono essere utili come indicatori di remissione clinica nella LCan trattata farmacologicamente. Materiali e metodi. La casistica comprendeva nove cani di razza ed età variabili, naturalmente infetti da leishmania con differente sintomatologia e differente gravità. Criteri di inclusione nello studio: diagnosi di LCan confermata tramite test citologici, sierologici e PCR, assenza di trattamenti antinfiammatori/leishmanicidi prima dell’inclusione nello studio, assenza di altre patologie interferenti. Al momento dell’inclusione nello studio (T0) sono stati effettuati un esame emocromocitometrico, esami ematochimici di routine (proteine tot, albumine, colesterolo, trigliceridi, ALP, ALT, GGT, BUN, creatinina, bilirubina tot., amilasi, glucosio, calcio) ed è stata valutata la proteinuria. Sono stati inoltre indagati i seguenti markers infiammatori: proteina C reattiva (CRP), PON1, elettroforesi delle sieroproteine. I cani sono stati trattati con antimoniato di N-metilglucamina (100 mg/kg sc per un mese) e allopurinolo (10 mg/kg bid per os). I markers infiammatori sopra citati sono stati valutati al 3° giorno dall’inizio della terapia (T1), a una settimana (T2) e settimanalmente per tempi variabili tra 4 (T5) e 6 settimane (T7). Risultati. Ad eccezione di un paziente, che mostrava una lesione localizzata, tutti i pazienti presentavano sintomi sistemici (linfoadenomegalia, dimagramento, lesioni cutanee) anche se in nessun caso era presente iperazotemia. Due dei 9 cani non hanno risposto alla terapia e sono deceduti prima della fine del trattamento mentre in 7 casi è stata osservata una remissione della sintomatologia intorno alla seconda-terza settimana. Al momento della diagnosi i soggetti che non hanno risposto alla terapia mostravano una minore attività paraoxonasica, una maggiore concentrazione di CRP e per quanto riguarda il profilo elettroforetico ipoproteinemia e un minore rapporto A/G dovuto sia ad ipoalbuminemia che ad aumento delle alfa2 e, in minor misura, delle gamma-globuline. Nei cani che non hanno risposto alla terapia tali alterazioni restano stabili nel tempo, mentre nei cani che hanno risposto alla terapia si assisteva a una normalizzazione dell’attività di PON1 dopo 3-7 giorni (ad eccezione di un soggetto con sospetta insufficienza epatica), della concentrazione di CRP dopo circa 3-4 settimane, e dei parametri elettroforetici dopo circa un mese (solo il rapporto A/G, pur innalzandosi, non rientrava mai nella norma). Conclusioni. I risultati sembrano indicare che la prognosi migliore si abbia nei soggetti che presentano un quadro infiammatorio meno marcato al momento della diagnosi e che la PON1 fornisca informazioni più precoci rispetto ad altri biomarker circa la probabilità di remissione clinica in corso di terapia per LCan. Data la natura del tutto preliminare di questo studio sarà importante verificare in futuro la sua applicabilità a un campionamento più esteso.
2011
Settore VET/03 - Patologia Generale e Anatomia Patologica Veterinaria
SCIVAC
Società culturale italiana veterinari per animali da compagnia
http://cms.scivac.it/it/editoria/atti-congressuali
Valutazione preliminare del ruolo della paraoxonasi e di altri parametri infiammatori come indicatori di remissione clinica in cani trattati per leishmaniosi / G. Rossi, F. Ibba, E. Buffoli, A. Giordano, S. Paltrinieri. ((Intervento presentato al 69. convegno Congresso internazionale multisala SCIVAC tenutosi a Rimini nel 2011.
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