La peritonite infettiva felina (FIP) è sostenuta dal coronavirus felino (FCoV), il quale è presente nell’intestino (e in minor misura nel sangue) della gran parte dei gatti, soprattutto se viventi in ambienti sovraffollati. Il FCoV replicando genera decine di varianti virali (quasispecie) diverse tra loro in alcuni tratti del genoma. Si pensa che alcune di tali varianti siano in grado di acquisire la capacità di replicare nei macrofagi, diffondere nell’organismo e indurre FIP invece che la semplice infezione enterica autolimitante. Non è però stata identificata una precisa mutazione responsabile di questo diverso tropismo. Sono state però identificate alcune sequenze in grado di influenzare le risposte immunitarie dell’ospite. Quest’ultimo è un aspetto importante nella patogenesi perché in ultima analisi lo sviluppo della malattia dipende dal tipo di risposta immunitaria del gatto infetto: una buona immunità cellulo-mediata può contrastare lo sviluppo della malattia, mentre una immunità cellulo-mediata debole può favorire la comparsa della forma secca o, in caso sia invece presente una forte risposta umorale che determina la formazione e deposizione di immunocomplessi, della forma umida. Diagnosi Alla luce della breve descrizione patogenetica sopra riportata, è chiaro che la diagnosi di FIP non può basarsi sull’identificazione del virus o di anticorpi che l’organismo sviluppa contro di esso, almeno fino a che non verranno identificate le caratteristiche delle specie virali responsabili di FIP, ammesso che ci siano. Tutti i test molecolari oggi disponibili, come la PCR, in pratica non fanno che identificare il FCoV senza dire se ha caratteristiche di patogenicità o meno. Allo stesso modo, la presenza di anticorpi nel siero non fa che rilevare una risposta dell’organismo contro il virus senza dire se l’organismo risponde contro le varianti patogene o meno. Inoltre, essendo una malattia da immunocomplessi, nelle fasi sintomatiche è possibile che virus e anticorpi siano complessati tra loro e precipitati nei tessuti e che gli animali risultino negativi. In altri termini un gatto con FIP può risultare sieronegativo o negativo alla PCR e un gatto senza FIP può risultare sieropositivo o positivo alla PCR. Non potendo basarsi su sierologia o PCR la diagnosi deve basarsi sul segnalamento (gatti giovani, viventi in ambienti molto affollati), sui sintomi (febbre, ittero, sintomi neurologici o oculari, disfunzioni d’organo diverse a seconda dell’organo colpito, presenza di versamenti, ecc.) e sui seguenti esami di laboratorio, che verranno elencati in ordine decrescente di importanza diagnostica. - Esame istologico: è ritenuto l’unico mezzo diagnostico sicuro per la FIP, soprattutto se corredato da immunoistochimica positiva, che rileva il virus dentro le lesioni (e quindi rileva sicuramente le varianti patogene). L’istologia può essere eseguita anche su campioni bioptici ma se la quantità di tessuto è ridotta (es: biopsie con tru-cut) la sensibilità è bassa e il test può risultare negativo anche in gatti con FIP. - Analisi dei versamenti cavitari, quando presenti: l’essudato è giallastro, viscoso, contiene fiocchi di fibrina, è batteriologicamente sterile. Il peso specifico è di solito superiore a 1025-1030, il contenuto proteico è elevato (tra 3 e 7 g/dL) e le proteine contenute sono rappresentate da proteine ad alto PM. Per tale motivo la prova di Rivalta eseguita sul versamento è di solito positiva. Sul versamento è utile eseguire i seguenti test (anche qui, in ordine decrescente di utilità diagnostica) o Citologia: evidenzia neutrofili non degenerati, macrofagi, linfociti, plasmacellule e fondo granulare proteico o Immunocitologia: il riscontro del FCoV dentro i macrofagi è altamente specifico o Elettroforesi delle proteine: il protidogramma risulta morfologicamente simile a quello del siero (vedi oltre) e la percentuale di -globuline supera il 30% Non è invece utile eseguire PCR o ricerca di anticorpi nel versamento per gli stessi motivi citati in precedenza (se il virus è in circolo può ritrovarsi nel versamento anche se il versamento stesso è dovuto a patologie diverse dalla FIP e, al contrario, il test può risultare negativo in caso di deposizione del virus nei tessuti) - Elettroforesi delle sieroproteine: è uno degli esami più utili nella diagnosi di FIP ed è compatibile con FIP in caso di iperprotidemia, ipoalbuminemia ed iperglobulinemia con inversione del rapporto A/G ed aumento delle frazioni 2 e  - Dosaggio della 1-glicoproteina acida (AGP): la AGP è una proteina di fase acuta e come tale aumenta nel siero di gatti con patologie infiammatorie e non. In caso di FIP però si rilevano valori molto elevati (>1,5 mg/mL) e sensibilità e specificità diagnostica sono vicine al 100%. - Ematologia: di solito caratterizzata da anemia normocitica-normocromica non rigenerativa e grave linfopenia (a volte grave). Può anche essere presente neutrofilia con possibile left-shift. - Biochimica clinica: si possono evidenziare alterazioni compatibili con lesioni di specifici apparati (es: fegato, rene, ecc.), ma il loro rilievo è incostante e dipende dalla presenza o meno delle lesioni. L’utilizzo di tali test ha quindi più uno scopo prognostico (es: inquadrare lo stato generale del paziente per valutarne le possibilità di sopravvivenza) che diagnostico. Nell’approccio diagnostico a casi di sospetta FIP, però, va tenuto presente che nessuno degli esami sopra citati è di per sé indicativo di FIP, tranne forse l’istologia con immunoistochimica positiva. Alterazioni ematologiche ed elettroforetiche come quelle descritte si riscontrano frequentemente anche in malattie diverse dalla FIP e anche alcune delle caratteristiche del versamento e gli aumenti di AGP che sono stati indicati come compatibili con FIP si possono riscontrare, seppur raramente, anche in altre malattie. Allo stesso modo, esistono forme di FIP “atipiche” caratterizzate da alterazioni di laboratorio meno imponenti. In quest’ottica è importante considerare nell’insieme non solo i risultati del pannello di test utilizzato (che dovrebbero essere comunque il più ampio possibile) ma anche i dati anamnestici e i riscontri clinici di modo da elevare il più possibile la probabilità pre-test di malattia. Di conseguenza il significato diagnostico delle eventuali positività ai test sopra elencati sarà tale da aumentare ulteriormente la probabilità di FIP. Terapia Non esistono ad oggi terapie dimostratesi in grado di debellare la malattia. Risultati incoraggianti, poi smentiti da studi successivi, sono stati ottenuti utilizzando interferone ricombinante felino. Sono anche stati riportati rari casi di risposta ad immunostimolanti in grado di migliorare l’efficienza dell’immunità cellulo-mediata ma mancano studi strutturati che confermino questi risultati sporadici. La terapia più utilizzata rimane quella palliativa basata sulla somministrazione di cortisonici e su terapie da scegliere di caso in caso per migliorare le condizioni di vita dei pazienti. In assenza di terapie sicuramente efficaci e visto il rischio di utilizzare vaccini in una virosi in cui la stimolazione dell’immunità umorale poterebbe addirittura facilitare l’insorgere della malattia, l’unica arma efficace risulta essere la prevenzione basata sull’identificazione e l’isolamento dei portatori-eliminatori del virus. Bibliografia 1. Addie D. D., Paltrinieri S., Pedersen N. C.: Reccommendations from workshops of the second international feline coronavirus/feline infectious peritonitis symposium. J. Feline Med. Surg. 6; 125-130, 2004. 2. Addie D, Belák S, Boucraut-Baralon C, Egberink H, Frymus T, Gruffydd-Jones T, Hartmann K, Hosie MJ, Lloret A, Lutz H, Marsilio F, Pennisi MG, Radford AD, Thiry E, Truyen U, Horzinek MC.:Feline infectious peritonitis. ABCD guidelines on prevention and management. J Feline Med. Surg. 11; 594-604, 2009. 3. Paltrinieri S., Giordano A., Tranquillo V., Guazzetti S.: Critical assessment of the diagnostic value of feline 1- acid glycoprotein for feline infectious peritonitis using likelihood ratios approach. J. Vet. Diagn. Invest. 29; 266-272, 2007. 4. Pedersen N.C.: A review of feline infectious peritonitis virus infection: 1963 - 2008. J. Feline Med. Surg. 11, 225-258, 2009. 5. Rossi G., Cornaro C., Battilani M., Pocacqua V., Paltrinieri S.: Production of IFN- in feline whole blood after incubation with potential T-cell epitopes of the nucleocapsid protein of feline coronavirus. Vet. Microbiol. 150; 248–256, 2011. 6. Ritz S., Egberink H., Hartmann K.: Effect of feline interferon-omega on the survival time and quality of life of cats with feline infectious peritonitis. J. Vet. Intern. Med. 21; 1193-1197, 2007. 7. Ishida T, Shibanai A., Tanaka S., Uchida K., Mochizuki M.:“Use of recombinant feline interferon and glucocorticoid in the treatment of feline infectious peritonitis. J Feline Med. Surg. 6; 107-109, 2004. 8. Legendre A.M., Bartges J.W.: Effect of Polyprenyl Immunostimulant on the survival times of three cats with the dry form of feline infectious peritonitis. J. Feline Med. Surg. 11; 624-626, 2009.

Nuove acquisizioni patogenetiche e diagnostico-terapeutiche sul coronavirus felino / S. Paltrinieri. ((Intervento presentato al convegno Congresso nazionale AIVPA : innovazioni in medicina veterinaria : "50 anni di AIVPA" : che cosa è cambiato nella clinica veterinaria ? tenutosi a Bentivoglio nel 2011.

Nuove acquisizioni patogenetiche e diagnostico-terapeutiche sul coronavirus felino

S. Paltrinieri
Primo
2011

Abstract

La peritonite infettiva felina (FIP) è sostenuta dal coronavirus felino (FCoV), il quale è presente nell’intestino (e in minor misura nel sangue) della gran parte dei gatti, soprattutto se viventi in ambienti sovraffollati. Il FCoV replicando genera decine di varianti virali (quasispecie) diverse tra loro in alcuni tratti del genoma. Si pensa che alcune di tali varianti siano in grado di acquisire la capacità di replicare nei macrofagi, diffondere nell’organismo e indurre FIP invece che la semplice infezione enterica autolimitante. Non è però stata identificata una precisa mutazione responsabile di questo diverso tropismo. Sono state però identificate alcune sequenze in grado di influenzare le risposte immunitarie dell’ospite. Quest’ultimo è un aspetto importante nella patogenesi perché in ultima analisi lo sviluppo della malattia dipende dal tipo di risposta immunitaria del gatto infetto: una buona immunità cellulo-mediata può contrastare lo sviluppo della malattia, mentre una immunità cellulo-mediata debole può favorire la comparsa della forma secca o, in caso sia invece presente una forte risposta umorale che determina la formazione e deposizione di immunocomplessi, della forma umida. Diagnosi Alla luce della breve descrizione patogenetica sopra riportata, è chiaro che la diagnosi di FIP non può basarsi sull’identificazione del virus o di anticorpi che l’organismo sviluppa contro di esso, almeno fino a che non verranno identificate le caratteristiche delle specie virali responsabili di FIP, ammesso che ci siano. Tutti i test molecolari oggi disponibili, come la PCR, in pratica non fanno che identificare il FCoV senza dire se ha caratteristiche di patogenicità o meno. Allo stesso modo, la presenza di anticorpi nel siero non fa che rilevare una risposta dell’organismo contro il virus senza dire se l’organismo risponde contro le varianti patogene o meno. Inoltre, essendo una malattia da immunocomplessi, nelle fasi sintomatiche è possibile che virus e anticorpi siano complessati tra loro e precipitati nei tessuti e che gli animali risultino negativi. In altri termini un gatto con FIP può risultare sieronegativo o negativo alla PCR e un gatto senza FIP può risultare sieropositivo o positivo alla PCR. Non potendo basarsi su sierologia o PCR la diagnosi deve basarsi sul segnalamento (gatti giovani, viventi in ambienti molto affollati), sui sintomi (febbre, ittero, sintomi neurologici o oculari, disfunzioni d’organo diverse a seconda dell’organo colpito, presenza di versamenti, ecc.) e sui seguenti esami di laboratorio, che verranno elencati in ordine decrescente di importanza diagnostica. - Esame istologico: è ritenuto l’unico mezzo diagnostico sicuro per la FIP, soprattutto se corredato da immunoistochimica positiva, che rileva il virus dentro le lesioni (e quindi rileva sicuramente le varianti patogene). L’istologia può essere eseguita anche su campioni bioptici ma se la quantità di tessuto è ridotta (es: biopsie con tru-cut) la sensibilità è bassa e il test può risultare negativo anche in gatti con FIP. - Analisi dei versamenti cavitari, quando presenti: l’essudato è giallastro, viscoso, contiene fiocchi di fibrina, è batteriologicamente sterile. Il peso specifico è di solito superiore a 1025-1030, il contenuto proteico è elevato (tra 3 e 7 g/dL) e le proteine contenute sono rappresentate da proteine ad alto PM. Per tale motivo la prova di Rivalta eseguita sul versamento è di solito positiva. Sul versamento è utile eseguire i seguenti test (anche qui, in ordine decrescente di utilità diagnostica) o Citologia: evidenzia neutrofili non degenerati, macrofagi, linfociti, plasmacellule e fondo granulare proteico o Immunocitologia: il riscontro del FCoV dentro i macrofagi è altamente specifico o Elettroforesi delle proteine: il protidogramma risulta morfologicamente simile a quello del siero (vedi oltre) e la percentuale di -globuline supera il 30% Non è invece utile eseguire PCR o ricerca di anticorpi nel versamento per gli stessi motivi citati in precedenza (se il virus è in circolo può ritrovarsi nel versamento anche se il versamento stesso è dovuto a patologie diverse dalla FIP e, al contrario, il test può risultare negativo in caso di deposizione del virus nei tessuti) - Elettroforesi delle sieroproteine: è uno degli esami più utili nella diagnosi di FIP ed è compatibile con FIP in caso di iperprotidemia, ipoalbuminemia ed iperglobulinemia con inversione del rapporto A/G ed aumento delle frazioni 2 e  - Dosaggio della 1-glicoproteina acida (AGP): la AGP è una proteina di fase acuta e come tale aumenta nel siero di gatti con patologie infiammatorie e non. In caso di FIP però si rilevano valori molto elevati (>1,5 mg/mL) e sensibilità e specificità diagnostica sono vicine al 100%. - Ematologia: di solito caratterizzata da anemia normocitica-normocromica non rigenerativa e grave linfopenia (a volte grave). Può anche essere presente neutrofilia con possibile left-shift. - Biochimica clinica: si possono evidenziare alterazioni compatibili con lesioni di specifici apparati (es: fegato, rene, ecc.), ma il loro rilievo è incostante e dipende dalla presenza o meno delle lesioni. L’utilizzo di tali test ha quindi più uno scopo prognostico (es: inquadrare lo stato generale del paziente per valutarne le possibilità di sopravvivenza) che diagnostico. Nell’approccio diagnostico a casi di sospetta FIP, però, va tenuto presente che nessuno degli esami sopra citati è di per sé indicativo di FIP, tranne forse l’istologia con immunoistochimica positiva. Alterazioni ematologiche ed elettroforetiche come quelle descritte si riscontrano frequentemente anche in malattie diverse dalla FIP e anche alcune delle caratteristiche del versamento e gli aumenti di AGP che sono stati indicati come compatibili con FIP si possono riscontrare, seppur raramente, anche in altre malattie. Allo stesso modo, esistono forme di FIP “atipiche” caratterizzate da alterazioni di laboratorio meno imponenti. In quest’ottica è importante considerare nell’insieme non solo i risultati del pannello di test utilizzato (che dovrebbero essere comunque il più ampio possibile) ma anche i dati anamnestici e i riscontri clinici di modo da elevare il più possibile la probabilità pre-test di malattia. Di conseguenza il significato diagnostico delle eventuali positività ai test sopra elencati sarà tale da aumentare ulteriormente la probabilità di FIP. Terapia Non esistono ad oggi terapie dimostratesi in grado di debellare la malattia. Risultati incoraggianti, poi smentiti da studi successivi, sono stati ottenuti utilizzando interferone ricombinante felino. Sono anche stati riportati rari casi di risposta ad immunostimolanti in grado di migliorare l’efficienza dell’immunità cellulo-mediata ma mancano studi strutturati che confermino questi risultati sporadici. La terapia più utilizzata rimane quella palliativa basata sulla somministrazione di cortisonici e su terapie da scegliere di caso in caso per migliorare le condizioni di vita dei pazienti. In assenza di terapie sicuramente efficaci e visto il rischio di utilizzare vaccini in una virosi in cui la stimolazione dell’immunità umorale poterebbe addirittura facilitare l’insorgere della malattia, l’unica arma efficace risulta essere la prevenzione basata sull’identificazione e l’isolamento dei portatori-eliminatori del virus. Bibliografia 1. Addie D. D., Paltrinieri S., Pedersen N. C.: Reccommendations from workshops of the second international feline coronavirus/feline infectious peritonitis symposium. J. Feline Med. Surg. 6; 125-130, 2004. 2. Addie D, Belák S, Boucraut-Baralon C, Egberink H, Frymus T, Gruffydd-Jones T, Hartmann K, Hosie MJ, Lloret A, Lutz H, Marsilio F, Pennisi MG, Radford AD, Thiry E, Truyen U, Horzinek MC.:Feline infectious peritonitis. ABCD guidelines on prevention and management. J Feline Med. Surg. 11; 594-604, 2009. 3. Paltrinieri S., Giordano A., Tranquillo V., Guazzetti S.: Critical assessment of the diagnostic value of feline 1- acid glycoprotein for feline infectious peritonitis using likelihood ratios approach. J. Vet. Diagn. Invest. 29; 266-272, 2007. 4. Pedersen N.C.: A review of feline infectious peritonitis virus infection: 1963 - 2008. J. Feline Med. Surg. 11, 225-258, 2009. 5. Rossi G., Cornaro C., Battilani M., Pocacqua V., Paltrinieri S.: Production of IFN- in feline whole blood after incubation with potential T-cell epitopes of the nucleocapsid protein of feline coronavirus. Vet. Microbiol. 150; 248–256, 2011. 6. Ritz S., Egberink H., Hartmann K.: Effect of feline interferon-omega on the survival time and quality of life of cats with feline infectious peritonitis. J. Vet. Intern. Med. 21; 1193-1197, 2007. 7. Ishida T, Shibanai A., Tanaka S., Uchida K., Mochizuki M.:“Use of recombinant feline interferon and glucocorticoid in the treatment of feline infectious peritonitis. J Feline Med. Surg. 6; 107-109, 2004. 8. Legendre A.M., Bartges J.W.: Effect of Polyprenyl Immunostimulant on the survival times of three cats with the dry form of feline infectious peritonitis. J. Feline Med. Surg. 11; 624-626, 2009.
2011
Settore VET/03 - Patologia Generale e Anatomia Patologica Veterinaria
AIVPA
Associazione Italiana Veterinari Piccoli Animali
Nuove acquisizioni patogenetiche e diagnostico-terapeutiche sul coronavirus felino / S. Paltrinieri. ((Intervento presentato al convegno Congresso nazionale AIVPA : innovazioni in medicina veterinaria : "50 anni di AIVPA" : che cosa è cambiato nella clinica veterinaria ? tenutosi a Bentivoglio nel 2011.
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