Dalla produzione compositiva di Fiorenzo Carpi emerge un tratto talmente ricorrente da divenire per forza distintivo della sua poetica compositiva, ovvero l’intertestualità. Un'intertestualità che si esplica su due piani: - il primo (tipicissimo in verità del comporre musica tanto per il teatro quanto per il cinema) si esplica nel dialogo che il compositore instaura con l’esterno; un dialogo con "Le musiche": la musica del passato, quella folklorica popolare, nonché la popular music, il jazz, l’avanguardia, in osservanza al camaleontismo stilistico che dal musicista per la scena si attende. Ed è un intertestualità non solo formale: gli elementi attinti dall’esterno vengono importati da Carpi, recando ancora con sé il proprio nucleo culturale-sociale-politico originario, con ricadute anche drammaturgiche tutt’altro che trascurabili; - vi è poi un’intertestualità tutta interna, che si attua nella superficie rizomatica della produzione carpiana, … in cui caratteristica frequente è appunto il ricorrere di melodie, temi utilizzati in precedenza, magari molti anni prima, e via via modificati; temi che tendono a catalizzarsi in declinazioni di volta in volta diverse col mutare dell’impostazione registica, del contesto della messinscena. Degli scheletri melodici, dei concentrati di senso, che divengono parte dello strumentario personale di Carpi; una sorta di Leimotiv esistenziale, che gli consente di adattarsi alle richieste registiche della messinscena rimanendo tuttavia in qualche modo se stesso. Queste dinamiche di intertestualità tendono a realizzarsi all’interno di macrosistemi; è il caso del corpus delle musiche di Carpi per spettacoli goldoniani-settecenteschi: una produzione che si dipana nel corso di quasi cinquant’anni (si prenderà in considerazione una decina di spettacoli teatrali con regia di G. Strehler e un film diretto da L. Comencini), e che si offre all’analisi come un vero e proprio réseaux, perfettamente coerente all’interno e insieme permeabile all’influsso esterno da cui riceve continui stimoli metamorfici. Una struttura reticolare che, essa sì, forse, può essere letta come marchio di identità stilistica. Subito si evidenzierà come buona parte dei problemi che qui si affrontano (la problematizzazione del rapporto autore/opera; la non autonomia della dimensione testuale; la continua migrazione dei materiali) siano tutti temi che rinviano a molte delle sollecitazioni che gli studi culturali comportano e per i quali l’apporto dei Cultural studies pare davvero imprescindibile.

Fiorenzo Carpi e l'intertestualità come prassi esecutiva : un caso rivelatore / D. Verga. ((Intervento presentato al convegno Studiare (e insegnare) studi culturali : una giornata di riflessione tenutosi a Milano nel 2011.

Fiorenzo Carpi e l'intertestualità come prassi esecutiva : un caso rivelatore

D. Verga
Primo
2011

Abstract

Dalla produzione compositiva di Fiorenzo Carpi emerge un tratto talmente ricorrente da divenire per forza distintivo della sua poetica compositiva, ovvero l’intertestualità. Un'intertestualità che si esplica su due piani: - il primo (tipicissimo in verità del comporre musica tanto per il teatro quanto per il cinema) si esplica nel dialogo che il compositore instaura con l’esterno; un dialogo con "Le musiche": la musica del passato, quella folklorica popolare, nonché la popular music, il jazz, l’avanguardia, in osservanza al camaleontismo stilistico che dal musicista per la scena si attende. Ed è un intertestualità non solo formale: gli elementi attinti dall’esterno vengono importati da Carpi, recando ancora con sé il proprio nucleo culturale-sociale-politico originario, con ricadute anche drammaturgiche tutt’altro che trascurabili; - vi è poi un’intertestualità tutta interna, che si attua nella superficie rizomatica della produzione carpiana, … in cui caratteristica frequente è appunto il ricorrere di melodie, temi utilizzati in precedenza, magari molti anni prima, e via via modificati; temi che tendono a catalizzarsi in declinazioni di volta in volta diverse col mutare dell’impostazione registica, del contesto della messinscena. Degli scheletri melodici, dei concentrati di senso, che divengono parte dello strumentario personale di Carpi; una sorta di Leimotiv esistenziale, che gli consente di adattarsi alle richieste registiche della messinscena rimanendo tuttavia in qualche modo se stesso. Queste dinamiche di intertestualità tendono a realizzarsi all’interno di macrosistemi; è il caso del corpus delle musiche di Carpi per spettacoli goldoniani-settecenteschi: una produzione che si dipana nel corso di quasi cinquant’anni (si prenderà in considerazione una decina di spettacoli teatrali con regia di G. Strehler e un film diretto da L. Comencini), e che si offre all’analisi come un vero e proprio réseaux, perfettamente coerente all’interno e insieme permeabile all’influsso esterno da cui riceve continui stimoli metamorfici. Una struttura reticolare che, essa sì, forse, può essere letta come marchio di identità stilistica. Subito si evidenzierà come buona parte dei problemi che qui si affrontano (la problematizzazione del rapporto autore/opera; la non autonomia della dimensione testuale; la continua migrazione dei materiali) siano tutti temi che rinviano a molte delle sollecitazioni che gli studi culturali comportano e per i quali l’apporto dei Cultural studies pare davvero imprescindibile.
18-ott-2011
intertestualità ; studi culturali ; teatro ; musica di scena ; Carpi ; Strehler ; Piccolo Teatro ; leitmotiv ; cultural studies
Settore L-ART/05 - Discipline Dello Spettacolo
Settore L-ART/07 - Musicologia e Storia della Musica
Università degli Studi di Milano
Fiorenzo Carpi e l'intertestualità come prassi esecutiva : un caso rivelatore / D. Verga. ((Intervento presentato al convegno Studiare (e insegnare) studi culturali : una giornata di riflessione tenutosi a Milano nel 2011.
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