All’indomani dell’Unità, per più di un secolo, i processi emigratori che interessarono l’Italia costituirono uno degli elementi fondanti della vita comune nella penisola. Il carattere fondativo della vicenda emigratoria ha però sin da subito faticato ad essere riconosciuto, sia per immediati motivi di interesse socio-politico, sia per l’intrinseca natura del fenomeno, sviluppatosi in contesti geograficamente ma anche culturalmente lontani e distanti. In questi studi su opere, personaggi, episodi significativi di quella storia, si propone un mutamento di prospettiva: si invita a riflettere sulle peculiari forme attraverso le quali i rappresentanti più avvertiti delle collettività emigrate (nelle Americhe e in Europa) crearono – almeno sino agli anni Settanta del XX secolo – una cultura letteraria sui generis, fortemente debitrice nei confronti della venerabile tradizione italiana, ma altrettanto fortemente aperta alle sollecitazioni provenienti dai più vari scenari d’arrivo. L’Introduzione discute appunto il senso da attribuire all’uso esplicito che dei più diversi aspetti della tradizione letteraria è stato fatto sin dagli esordi della Grande Emigrazione di fine Ottocento. La prima sezione, Contesti, propone in tre diversi studi un panorama dapprima globale e quindi specifico delle produzioni letterarie e paraletterarie degli italiani emigrati, dando particolare importanza al rapporto fra scritto e parlato, fra le più varie forme di letteratura e gli sviluppi della lingua italiana fuori d’Italia. L’ampio saggio iniziale presenta criticamente le diverse situazioni createsi nel corso di più di un secolo dalle Americhe all’Europa continentale e settentrionale, all’Australia; seguono indagini sull’immaginario “topico” del viaggio, e una messa a fuoco sul caso californiano. La seconda sezione, Il punto di vista dall’Italia, comprende quattro approfondite analisi degli scritti dei più avvertiti osservatori dell’emigrazione italiana e della civiltà statunitense. Le importanti proposte sprovincializzanti di De Amicis, Pavese, Vittorini, Piovene, Arbasino, emergono, in questo panorama, non solo come coraggiose aperture culturali, ma anche come testimonianze – sia pure estremamente variegate – di una radicale diversità di linguaggio e di interessi. A seconda dei casi, le loro prese di posizione forniscono fonti dimenticate, esprimono il tormentato rapporto coi nuovi equilibri politico-ideologici del secondo dopoguerra, tentano di misurarsi con inediti scenari sociali, mentre appare via via meno urgente la conoscenza della reale situazione delle comunità italofone. La natura letteraria delle più notevoli produzioni scritte dell’emigrazione viene quindi esaminata approfonditamente nelle sezioni terza e quarta – Autori e Letture –, che propongono dieci diversi studi. Dapprima, cinque profili critici complessivi dai quali emerge la peculiare, forte autorialità di scrittori meritevoli di un’ampia disamina d’insieme (i poeti Giovannitti e Bartoletti, il pubblicista Caminita, e due autori “etnici” quali Lapolla e il più acclamato John Fante). Chiudono il volume cinque saggi su opere specifiche (elaborate sulla costa est degli Stati Uniti in un arco di tempo che va dagli anni Ottanta dell’Ottocento sino agli anni Ottanta del Novecento), estremamente diverse per generi e motivazioni storiche e individuali, ma tutte densamente rappresentative di un dialogo sempre vigile con le tradizioni di partenza e d’arrivo, e stilisticamente attente a misurarsi con linguaggi in grado di parlare ad una società diversamente italiana quale quella delle comunità emigrate in continua evoluzione.

A occhi aperti. Letteratura dell'emigrazione e mito americano / M. Marazzi. - Milano : FrancoAngeli, 2011. - ISBN 9788856837575.

A occhi aperti. Letteratura dell'emigrazione e mito americano

M. Marazzi
Primo
2011

Abstract

All’indomani dell’Unità, per più di un secolo, i processi emigratori che interessarono l’Italia costituirono uno degli elementi fondanti della vita comune nella penisola. Il carattere fondativo della vicenda emigratoria ha però sin da subito faticato ad essere riconosciuto, sia per immediati motivi di interesse socio-politico, sia per l’intrinseca natura del fenomeno, sviluppatosi in contesti geograficamente ma anche culturalmente lontani e distanti. In questi studi su opere, personaggi, episodi significativi di quella storia, si propone un mutamento di prospettiva: si invita a riflettere sulle peculiari forme attraverso le quali i rappresentanti più avvertiti delle collettività emigrate (nelle Americhe e in Europa) crearono – almeno sino agli anni Settanta del XX secolo – una cultura letteraria sui generis, fortemente debitrice nei confronti della venerabile tradizione italiana, ma altrettanto fortemente aperta alle sollecitazioni provenienti dai più vari scenari d’arrivo. L’Introduzione discute appunto il senso da attribuire all’uso esplicito che dei più diversi aspetti della tradizione letteraria è stato fatto sin dagli esordi della Grande Emigrazione di fine Ottocento. La prima sezione, Contesti, propone in tre diversi studi un panorama dapprima globale e quindi specifico delle produzioni letterarie e paraletterarie degli italiani emigrati, dando particolare importanza al rapporto fra scritto e parlato, fra le più varie forme di letteratura e gli sviluppi della lingua italiana fuori d’Italia. L’ampio saggio iniziale presenta criticamente le diverse situazioni createsi nel corso di più di un secolo dalle Americhe all’Europa continentale e settentrionale, all’Australia; seguono indagini sull’immaginario “topico” del viaggio, e una messa a fuoco sul caso californiano. La seconda sezione, Il punto di vista dall’Italia, comprende quattro approfondite analisi degli scritti dei più avvertiti osservatori dell’emigrazione italiana e della civiltà statunitense. Le importanti proposte sprovincializzanti di De Amicis, Pavese, Vittorini, Piovene, Arbasino, emergono, in questo panorama, non solo come coraggiose aperture culturali, ma anche come testimonianze – sia pure estremamente variegate – di una radicale diversità di linguaggio e di interessi. A seconda dei casi, le loro prese di posizione forniscono fonti dimenticate, esprimono il tormentato rapporto coi nuovi equilibri politico-ideologici del secondo dopoguerra, tentano di misurarsi con inediti scenari sociali, mentre appare via via meno urgente la conoscenza della reale situazione delle comunità italofone. La natura letteraria delle più notevoli produzioni scritte dell’emigrazione viene quindi esaminata approfonditamente nelle sezioni terza e quarta – Autori e Letture –, che propongono dieci diversi studi. Dapprima, cinque profili critici complessivi dai quali emerge la peculiare, forte autorialità di scrittori meritevoli di un’ampia disamina d’insieme (i poeti Giovannitti e Bartoletti, il pubblicista Caminita, e due autori “etnici” quali Lapolla e il più acclamato John Fante). Chiudono il volume cinque saggi su opere specifiche (elaborate sulla costa est degli Stati Uniti in un arco di tempo che va dagli anni Ottanta dell’Ottocento sino agli anni Ottanta del Novecento), estremamente diverse per generi e motivazioni storiche e individuali, ma tutte densamente rappresentative di un dialogo sempre vigile con le tradizioni di partenza e d’arrivo, e stilisticamente attente a misurarsi con linguaggi in grado di parlare ad una società diversamente italiana quale quella delle comunità emigrate in continua evoluzione.
2011
Letteratura italiana dell'otto-novecento ; Letteratura italiana popolare ; Emigrazione italiana - Storia e cultura ; Letteratura italoamericana
Settore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italiana
A occhi aperti. Letteratura dell'emigrazione e mito americano / M. Marazzi. - Milano : FrancoAngeli, 2011. - ISBN 9788856837575.
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