La Lectura del Liber Sextus di Bonifacio VIII condotta da Guido da Baisio è opera dominata dall’esigenza di realizzare un ampliamento degli apparati che si andavano confezionando sulla codificazione canonistica promulgata il 3 marzo del 1298 e veniva a porsi come fedele ed attenta interpretazione dello spirito che permeava la raccolta normativa pontificia, tutta rivolta a rafforzare l’autorità gerarchica del papa e a centralizzare il governo ecclesiastico in ossequio a quella smania di potenza della Chiesa che caratterizzò, a tutto tondo, la politica bonifaciana. E’ una posizione accentuatamente curialista ad emergere dalla Lectura super Sexto, specialmente dall’ampia trattazione dedicata dal canonista al commento di quelle rubriche delle decretali relative agli intricati meccanismi del diritto patrimoniale ecclesiatico, in cui si realizzava uno degli aspetti più appariscenti della politica di rafforzamento del potere spirituale: la collazione pontificia delle dignità religiose maggiori e minori. Agli inizi del Trecento, il complesso e articolato regime della distribuzione delle cariche ecclesiastiche e degli annessi patrimoni si presentava, infatti, con contorni sempre più definiti, come il perno della politica portata innanzi dai papi che attraverso di esso avevano progressivamente privato le diocesi e i collatori ordinari di una ragguardevole porzione della loro iniziale autonomia patrimoniale e decisionale, al fine di incrementare, in misura via via più consistente, la potenza e gli appannaggi della corte pontificia.

La politica patrimoniale della Chiesa nella dottrina canonistica tra Due e Trecento / A.M. Santangelo - In: Manoscritti, editoria e biblioteche dal medioevo all'età contemporanea. Studi offerti a Domenico Maffei per il suo ottantesimo compleanno / [a cura di] M. Ascheri, G. Colli, P. Maffei. - Roma : Roma nel Rinascimento, 2006. - ISBN 9788885913462. - pp. 1201-1238

La politica patrimoniale della Chiesa nella dottrina canonistica tra Due e Trecento

A.M. Santangelo
Primo
2006

Abstract

La Lectura del Liber Sextus di Bonifacio VIII condotta da Guido da Baisio è opera dominata dall’esigenza di realizzare un ampliamento degli apparati che si andavano confezionando sulla codificazione canonistica promulgata il 3 marzo del 1298 e veniva a porsi come fedele ed attenta interpretazione dello spirito che permeava la raccolta normativa pontificia, tutta rivolta a rafforzare l’autorità gerarchica del papa e a centralizzare il governo ecclesiastico in ossequio a quella smania di potenza della Chiesa che caratterizzò, a tutto tondo, la politica bonifaciana. E’ una posizione accentuatamente curialista ad emergere dalla Lectura super Sexto, specialmente dall’ampia trattazione dedicata dal canonista al commento di quelle rubriche delle decretali relative agli intricati meccanismi del diritto patrimoniale ecclesiatico, in cui si realizzava uno degli aspetti più appariscenti della politica di rafforzamento del potere spirituale: la collazione pontificia delle dignità religiose maggiori e minori. Agli inizi del Trecento, il complesso e articolato regime della distribuzione delle cariche ecclesiastiche e degli annessi patrimoni si presentava, infatti, con contorni sempre più definiti, come il perno della politica portata innanzi dai papi che attraverso di esso avevano progressivamente privato le diocesi e i collatori ordinari di una ragguardevole porzione della loro iniziale autonomia patrimoniale e decisionale, al fine di incrementare, in misura via via più consistente, la potenza e gli appannaggi della corte pontificia.
Settore IUS/19 - Storia del Diritto Medievale e Moderno
2006
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