Questo paper si incentra sulla soggettività del mondo socio-professionale dei lavori della conoscenza come tentativo di messa a fuoco di uno degli aspetti che riteniamo cruciali della trasformazione postfordista del lavoro. A livello teorico, l’analisi muove da un’interpretazione delle culture del lavoro attraverso la prospettiva etnosociologica incentrandosi sulle costruzioni di significato con le quali i lavoratori rappresentano la propria condizione. Nello specifico il paper espone i risultati di una ricerca di tipo qualitativo sviluppata sul campo tra l’estate 2006 e la primavera 2007 attorno ad alcuni eventi della Torino postfordista. La ricerca empirica è stata realizzata con la raccolta di interviste a knowledge workers occupati in diverse filiere produttive, dall’informatica alle produzioni digitali, al web, ai nuovi media, alle arti multimediali, alle attività di formazione e ricerca. Sono state effettuate 39 interviste semi-strutturate narrative. La condizione del lavoratore della conoscenza è stata indagata a partire dall’ipotesi iniziale orientativa che il rischio investa i soggetti in più modi. I risultati mostrano che la rappresentazione del rischio da parte dei lavoratori non si incentra esclusivamente e principalmente sulla mancanza delle tutele formali derivanti dal contratto di lavoro, bensì sul rischio che vengano meno le tutele informali su cui in questo mondo socio-professionale si fa forte affidamento. La visione in profondità del punto di osservazione dei knowledge workers e le categorie sostanziali emerse dalle narrazioni si incentrano infatti intorno alla natura informale delle relazioni, che è risultata centrale per comprendere le biografie individuali. L’elemento che più colpisce nei racconti biografici è che l’informalità nei suoi vari aspetti (organizzativa, delle relazioni di lavoro o della formazione)risulta indissolubilmente ambivalente. Nella odierna società della conoscenza i soggetti, anche con elevate competenze, rappresentano l’esperienza lavorativa come rischio che viene trasferito dal sistema alle capacità dell’individuo il quale deve farsi carico di costruire da sé un percorso lavorativo transitando attraverso contesti e forme contrattuali differenti. Dal momento che al lavoro sono richiesti un più ampio bagaglio di sapere e la messa in gioco di conoscenze, emozioni, relazioni informali, capacità comunicative, diventano importanti se non cruciali la soggettività, l’intenzionalità dei singoli, la relazionalità, la capacità di disegnare la propria traiettoria. Il raggruppamento dei casi ci ha permesso di delineare un tipo prevalente di profilo di lavoratore della conoscenza in cui gli elementi di forza dell’informalità si presentano congiuntamente ad elementi critici. Il profilo tipo "ambivalente" contiene le figure per le quali l’informalità ha un’influenza sia positiva che negativa nella carriera professionale con la tonalità di risorsa e limite. Contratti temporanei, senso di temporaneità, “navigare a vista”, si presentano uniti a identificazione e passione per il lavoro, apprendimento, flessibilità e cooperazione spontanea. Orari illimitati, attitudine per il lavoro a obiettivi vanno insieme a un grande investimento di tempo e energia. Per questo é importante riuscire a restare nel network socio-professionale informale. I lavori sono instabili e si accettano compensi bassi a fronte di un impegno lavorativo anche elevato, oppure vi sono redditi alti però discontinui. Si potrebbe dire: alta informalità, autosfruttamento ma non alienazione. Non è possibile leggere allora l’informalità unicamente come risorsa o viceversa, al contrario, l’informalità unicamente come trappola della precarietà. Non è possibile limitarci all’interpretazione riguardo i lavori genericamente atipici e flessibili secondo cui l’ informalità viene declinata prevalentemente nel senso della precarietà e della debolezza delle tutele. Né, al contrario, si può assumere unicamente il concetto a cui spesso si fa ricorso di embeddedness del capitale sociale dentro le relazioni informali.

Network e rappresentazioni sociali tra i lavoratori della conoscenza / E. Armano. ((Intervento presentato al 3. convegno Workshop Etnografia e ricerca sociale tenutosi a Bergamo nel 2009.

Network e rappresentazioni sociali tra i lavoratori della conoscenza

E. Armano
Primo
2009

Abstract

Questo paper si incentra sulla soggettività del mondo socio-professionale dei lavori della conoscenza come tentativo di messa a fuoco di uno degli aspetti che riteniamo cruciali della trasformazione postfordista del lavoro. A livello teorico, l’analisi muove da un’interpretazione delle culture del lavoro attraverso la prospettiva etnosociologica incentrandosi sulle costruzioni di significato con le quali i lavoratori rappresentano la propria condizione. Nello specifico il paper espone i risultati di una ricerca di tipo qualitativo sviluppata sul campo tra l’estate 2006 e la primavera 2007 attorno ad alcuni eventi della Torino postfordista. La ricerca empirica è stata realizzata con la raccolta di interviste a knowledge workers occupati in diverse filiere produttive, dall’informatica alle produzioni digitali, al web, ai nuovi media, alle arti multimediali, alle attività di formazione e ricerca. Sono state effettuate 39 interviste semi-strutturate narrative. La condizione del lavoratore della conoscenza è stata indagata a partire dall’ipotesi iniziale orientativa che il rischio investa i soggetti in più modi. I risultati mostrano che la rappresentazione del rischio da parte dei lavoratori non si incentra esclusivamente e principalmente sulla mancanza delle tutele formali derivanti dal contratto di lavoro, bensì sul rischio che vengano meno le tutele informali su cui in questo mondo socio-professionale si fa forte affidamento. La visione in profondità del punto di osservazione dei knowledge workers e le categorie sostanziali emerse dalle narrazioni si incentrano infatti intorno alla natura informale delle relazioni, che è risultata centrale per comprendere le biografie individuali. L’elemento che più colpisce nei racconti biografici è che l’informalità nei suoi vari aspetti (organizzativa, delle relazioni di lavoro o della formazione)risulta indissolubilmente ambivalente. Nella odierna società della conoscenza i soggetti, anche con elevate competenze, rappresentano l’esperienza lavorativa come rischio che viene trasferito dal sistema alle capacità dell’individuo il quale deve farsi carico di costruire da sé un percorso lavorativo transitando attraverso contesti e forme contrattuali differenti. Dal momento che al lavoro sono richiesti un più ampio bagaglio di sapere e la messa in gioco di conoscenze, emozioni, relazioni informali, capacità comunicative, diventano importanti se non cruciali la soggettività, l’intenzionalità dei singoli, la relazionalità, la capacità di disegnare la propria traiettoria. Il raggruppamento dei casi ci ha permesso di delineare un tipo prevalente di profilo di lavoratore della conoscenza in cui gli elementi di forza dell’informalità si presentano congiuntamente ad elementi critici. Il profilo tipo "ambivalente" contiene le figure per le quali l’informalità ha un’influenza sia positiva che negativa nella carriera professionale con la tonalità di risorsa e limite. Contratti temporanei, senso di temporaneità, “navigare a vista”, si presentano uniti a identificazione e passione per il lavoro, apprendimento, flessibilità e cooperazione spontanea. Orari illimitati, attitudine per il lavoro a obiettivi vanno insieme a un grande investimento di tempo e energia. Per questo é importante riuscire a restare nel network socio-professionale informale. I lavori sono instabili e si accettano compensi bassi a fronte di un impegno lavorativo anche elevato, oppure vi sono redditi alti però discontinui. Si potrebbe dire: alta informalità, autosfruttamento ma non alienazione. Non è possibile leggere allora l’informalità unicamente come risorsa o viceversa, al contrario, l’informalità unicamente come trappola della precarietà. Non è possibile limitarci all’interpretazione riguardo i lavori genericamente atipici e flessibili secondo cui l’ informalità viene declinata prevalentemente nel senso della precarietà e della debolezza delle tutele. Né, al contrario, si può assumere unicamente il concetto a cui spesso si fa ricorso di embeddedness del capitale sociale dentro le relazioni informali.
2009
lavoratori della conoscenza ; precarietà ; capitale sociale ; innovazione ; condivisione dei saperi ; soggettività ; rappresentazione sociale ; etnografia
Settore SPS/09 - Sociologia dei Processi economici e del Lavoro
Settore BIO/08 - Antropologia
Settore SPS/11 - Sociologia dei Fenomeni Politici
Settore SPS/08 - Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi
Università di Bergamo-Dipartimento di Scienze dei linguaggi, della comunicazione e degli studi culturali
Associazione Italiana di Sociologia
http://www.unibg.it/dati/bacheca/841/36664.pdf
Network e rappresentazioni sociali tra i lavoratori della conoscenza / E. Armano. ((Intervento presentato al 3. convegno Workshop Etnografia e ricerca sociale tenutosi a Bergamo nel 2009.
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