La recente crisi dei mercati agroalimentari internazionali, connotata da un repentino incremento dei prezzi di numerose materie prime e da un altrettanto repentino crollo, ha avuto ricadute a catena sulle quotazioni all’ingrosso ed al consumo dei principali alimenti, provocando seri problemi di approvvigionamento in diversi paesi in via di sviluppo e numerosi interventi pubblici di regolazione degli scambi internazionali e del livello dei prezzi. Nel nostro paese gli effetti di tale crisi sono stati meno evidenti rispetto ad altre situazioni, anche se per alcuni beni di consumo di larga diffusione (pane, pasta, latte alimentare, riso) gli incrementi dei prezzi al consumo sono stati significativi ed ampiamente dibattuti anche dai media. Anche in questa occasione vi sono state polemiche sui margini di commercializzazione eccessivi, sull’esercizio del potere di mercato da parte della GDO, sui cartelli o presunti tali da parte delle industrie alimentari, sull’esiguità della remunerazione della materia prima agricola rispetto al valore dei prodotti venduti. E’ a tutti noto, sia dalla teoria economica sia dall’evidenza empirica, che i prezzi dei prodotti agroalimentari crescono meno rispetto a quelli di altri beni e servizi. La riduzione del valore reale dei beni agroalimentari nel lungo periodo è compensata dagli incrementi di produttività sia in agricoltura sia nelle fasi di trasformazione e distribuzione. Contemporaneamente, i prezzi delle materie prime agricole crescono meno rispetto alle quotazioni degli alimenti trasformati dall’industria ed ai prezzi finali al consumo. Quest’ultima dinamica è attribuibile alla progressiva incorporazione di servizi nel prodotto finale (preparazione e confezionamento, catena del freddo, logistica, promozione, ecc.). Le analisi empiriche su tali dinamiche, svolte sia sui prezzi deflazionati delle materie prime sia sulla base di rapporti tra prezzi delle materie prime e dei derivati sia, a livello aggregato, basandosi sugli indici dei prezzi nelle diverse fasi di commercializzazione, sono numerose e concordi nell’indicare la progressiva perdita di quota della produzione agricola rispetto al valore finale o, viceversa, l’incremento dei margini di trasformazione, trasporto e commercializzazione sul valore del prodotto finale. Le elaborazioni più recenti (riferite al 2007) sui dati della Contabilità nazionale indicano come il valore della produzione agricola rispetto a quello dei consumi alimentari (al netto del saldo commerciale) sia pari al 21,3%, mentre nei primi anni ‘70 fosse pari al 55%. Analoga dinamica è avvenuta anche in altri paesi sviluppati. Utilizzando i dati di fonte ERS-USDA del Marketing Bill USA si può osservare come il valore di prodotti agricoli rispetto alla spesa finale dei consumatori fosse pari al 41% nel 1950, al 32% nel 1970, al 24% nel 1990 ed attualmente (2006) corrisponda al 19%. Relativamente alle differenti dinamiche dei prezzi nelle diverse fasi di commercializzazione, il paragone tra i diversi indici (origine, industria e consumo) dei prodotti agroalimentari elaborati su base Istat indica che tra il 1980 ed il 2008 i prezzi agricoli all’origine sono cresciuti di 2,77 volte, quelli degli alimentari industriali di 3,25 volte e quelli dei prodotti alimentari e bevande al consumo di 3,94 volte. In tutti e tre i casi la variazione dei prezzi è stata inferiore all’inflazione, poiché l’indice generale dei prezzi al consumo è cresciuto nello stesso arco temporale di 4,32 volte. Mentre la determinazione del margine complessivo aggregato di commercializzazione, trasporto e imposizione fiscale è abbastanza agevole, la determinazione dei margini nelle diverse fasi delle filiere agroalimentari non risulta generalmente facile e in letteratura sono scarse le analisi sull’entità e sulla dinamica temporale di tali valori, almeno nel nostro Paese, mentre a livello USA il calcolo del “Marketing Bill” e delle sue componenti (Lavoro, confezionamento, trasporto, costi energetici, redditi ante imposte, ammortamenti, interessi, manutenzione, tasse) è regolarmente effettuato sia per l’insieme del sistema agroalimentare sia per le principali filiere. Per ottenere dati sulla composizione del “Marketing Bill” italiano e sulla sua dinamica nel tempo è possibile utilizzare le nuove tavole Input-Output diffuse nel 2007 da Istat, che comprendono per il periodo 1995-2004 le tavole di risorse (supply) e impieghi (use) e le tavole simmetriche basate sulla tecnologia di branca per gli anni 1995 e 2000. Attraverso l’analisi delle diverse tavole Input-Output è possibile giungere alla stima dei margini di commercializzazione, trasporto e imposizione fiscale relativi alle diverse fasi di commercializzazione (acquisto di input agricoli, reimpieghi all’interno del settore agricolo, passaggio da agricoltura a industria, da agricoltura al settore distributivo, dall’industria alimentare al settore distributivo ed al settore HORECA, margini sulle importazioni agroalimentari), distinguendo inoltre i margini sulla produzione nazionale da quelli sui beni importati. Sulla base del valore assoluto e relativo dei diversi margini è anche possibile estendere il periodo di analisi agli anni più recenti, utilizzando i dati di valore della produzione, valore aggiunto e consumi finali desunti dalle serie di contabilità nazionale. Accanto alla determinazione dei margini per l’intero sistema agroalimentare è possibile effettuare delle stime dei margini per singoli prodotti o gruppi di prodotti, analizzando le dinamiche del mark up per diversi beni agricoli ed alimentari, estendendo l’analisi al periodo più recente contrassegnato dalla forte volatilità dei prezzi delle materie prime. I risultati delle diverse analisi potranno fornire indicazioni, oltre che sulla entità e sulla dinamica dei diversi valori, anche sulle strategie messe in atto dai diversi settori che compongono il sistema agroalimentare e su quelle che potrebbero essere utilizzate dal settore agricolo per tentare un parziale –e difficile– recupero della dinamica in atto.

I margini di commercializzazione dei prodotti agroalimentari italiani : metodologie di analisi e dinamica temporale / R. Pretolani, D. Cavicchioli, F. Tesser - In: Cambiamenti nel sistema alimentare / [a cura di] S. Boccaletti. - [s.l] : Franco Angeli, 2010 Sep. - ISBN 9788856831078. - pp. 495-510 (( Intervento presentato al 46. convegno Cambiamenti nel sistema alimentare tenutosi a Piacenza nel 2009.

I margini di commercializzazione dei prodotti agroalimentari italiani : metodologie di analisi e dinamica temporale

R. Pretolani
Primo
;
D. Cavicchioli
Secondo
;
F. Tesser
Ultimo
2010

Abstract

La recente crisi dei mercati agroalimentari internazionali, connotata da un repentino incremento dei prezzi di numerose materie prime e da un altrettanto repentino crollo, ha avuto ricadute a catena sulle quotazioni all’ingrosso ed al consumo dei principali alimenti, provocando seri problemi di approvvigionamento in diversi paesi in via di sviluppo e numerosi interventi pubblici di regolazione degli scambi internazionali e del livello dei prezzi. Nel nostro paese gli effetti di tale crisi sono stati meno evidenti rispetto ad altre situazioni, anche se per alcuni beni di consumo di larga diffusione (pane, pasta, latte alimentare, riso) gli incrementi dei prezzi al consumo sono stati significativi ed ampiamente dibattuti anche dai media. Anche in questa occasione vi sono state polemiche sui margini di commercializzazione eccessivi, sull’esercizio del potere di mercato da parte della GDO, sui cartelli o presunti tali da parte delle industrie alimentari, sull’esiguità della remunerazione della materia prima agricola rispetto al valore dei prodotti venduti. E’ a tutti noto, sia dalla teoria economica sia dall’evidenza empirica, che i prezzi dei prodotti agroalimentari crescono meno rispetto a quelli di altri beni e servizi. La riduzione del valore reale dei beni agroalimentari nel lungo periodo è compensata dagli incrementi di produttività sia in agricoltura sia nelle fasi di trasformazione e distribuzione. Contemporaneamente, i prezzi delle materie prime agricole crescono meno rispetto alle quotazioni degli alimenti trasformati dall’industria ed ai prezzi finali al consumo. Quest’ultima dinamica è attribuibile alla progressiva incorporazione di servizi nel prodotto finale (preparazione e confezionamento, catena del freddo, logistica, promozione, ecc.). Le analisi empiriche su tali dinamiche, svolte sia sui prezzi deflazionati delle materie prime sia sulla base di rapporti tra prezzi delle materie prime e dei derivati sia, a livello aggregato, basandosi sugli indici dei prezzi nelle diverse fasi di commercializzazione, sono numerose e concordi nell’indicare la progressiva perdita di quota della produzione agricola rispetto al valore finale o, viceversa, l’incremento dei margini di trasformazione, trasporto e commercializzazione sul valore del prodotto finale. Le elaborazioni più recenti (riferite al 2007) sui dati della Contabilità nazionale indicano come il valore della produzione agricola rispetto a quello dei consumi alimentari (al netto del saldo commerciale) sia pari al 21,3%, mentre nei primi anni ‘70 fosse pari al 55%. Analoga dinamica è avvenuta anche in altri paesi sviluppati. Utilizzando i dati di fonte ERS-USDA del Marketing Bill USA si può osservare come il valore di prodotti agricoli rispetto alla spesa finale dei consumatori fosse pari al 41% nel 1950, al 32% nel 1970, al 24% nel 1990 ed attualmente (2006) corrisponda al 19%. Relativamente alle differenti dinamiche dei prezzi nelle diverse fasi di commercializzazione, il paragone tra i diversi indici (origine, industria e consumo) dei prodotti agroalimentari elaborati su base Istat indica che tra il 1980 ed il 2008 i prezzi agricoli all’origine sono cresciuti di 2,77 volte, quelli degli alimentari industriali di 3,25 volte e quelli dei prodotti alimentari e bevande al consumo di 3,94 volte. In tutti e tre i casi la variazione dei prezzi è stata inferiore all’inflazione, poiché l’indice generale dei prezzi al consumo è cresciuto nello stesso arco temporale di 4,32 volte. Mentre la determinazione del margine complessivo aggregato di commercializzazione, trasporto e imposizione fiscale è abbastanza agevole, la determinazione dei margini nelle diverse fasi delle filiere agroalimentari non risulta generalmente facile e in letteratura sono scarse le analisi sull’entità e sulla dinamica temporale di tali valori, almeno nel nostro Paese, mentre a livello USA il calcolo del “Marketing Bill” e delle sue componenti (Lavoro, confezionamento, trasporto, costi energetici, redditi ante imposte, ammortamenti, interessi, manutenzione, tasse) è regolarmente effettuato sia per l’insieme del sistema agroalimentare sia per le principali filiere. Per ottenere dati sulla composizione del “Marketing Bill” italiano e sulla sua dinamica nel tempo è possibile utilizzare le nuove tavole Input-Output diffuse nel 2007 da Istat, che comprendono per il periodo 1995-2004 le tavole di risorse (supply) e impieghi (use) e le tavole simmetriche basate sulla tecnologia di branca per gli anni 1995 e 2000. Attraverso l’analisi delle diverse tavole Input-Output è possibile giungere alla stima dei margini di commercializzazione, trasporto e imposizione fiscale relativi alle diverse fasi di commercializzazione (acquisto di input agricoli, reimpieghi all’interno del settore agricolo, passaggio da agricoltura a industria, da agricoltura al settore distributivo, dall’industria alimentare al settore distributivo ed al settore HORECA, margini sulle importazioni agroalimentari), distinguendo inoltre i margini sulla produzione nazionale da quelli sui beni importati. Sulla base del valore assoluto e relativo dei diversi margini è anche possibile estendere il periodo di analisi agli anni più recenti, utilizzando i dati di valore della produzione, valore aggiunto e consumi finali desunti dalle serie di contabilità nazionale. Accanto alla determinazione dei margini per l’intero sistema agroalimentare è possibile effettuare delle stime dei margini per singoli prodotti o gruppi di prodotti, analizzando le dinamiche del mark up per diversi beni agricoli ed alimentari, estendendo l’analisi al periodo più recente contrassegnato dalla forte volatilità dei prezzi delle materie prime. I risultati delle diverse analisi potranno fornire indicazioni, oltre che sulla entità e sulla dinamica dei diversi valori, anche sulle strategie messe in atto dai diversi settori che compongono il sistema agroalimentare e su quelle che potrebbero essere utilizzate dal settore agricolo per tentare un parziale –e difficile– recupero della dinamica in atto.
Settore AGR/01 - Economia ed Estimo Rurale
set-2010
SIDEA
Book Part (author)
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2434/146535
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact