Nonostante l'autoproclamata estraneità di René Girard alla filosofia strettamente intesa, si può senz'altro affermare che la sua teoria mimetica e le riflessioni sulla cultura da lui elaborate a partire da La violenza e il sacro siano ricche di potenzialità per chi intenda porsi il problema dell'origine e della definizione dell'umano e quello della collocazione ontologica degli animali rispetto ad esso; il pensatore franco-americano, che pure non appartiene in alcun modo al pensiero antispecista, affronta infatti la tematica del rapporto uomo-animale da un punto di vista del tutto differente rispetto a quello della scuola analitica, introducendo la dimensione storica come elemento essenziale per comprendere lo stato presente e cercando di intenderlo «in modo veramente radicale, a partire dall'animalità stessa e senza mai tener conto delle false specificità della natura umana». La differenziazione che ha dato origine all'umano è cercata da Girard su un piano del tutto diverso da quello postulato da altre teorie filosofiche (ragione, linguaggio ecc.), essendo legata al problema delle modalità di controllo della violenza; tale differenziazione nasce da meccanismi comportamentali comuni a tutti gli animali e spiega, anziché presupporre, le peculiarità dell'Homo sapiens sapiens. In coerenza con il taglio darwiniano adottato, grande rilevanza assume nel suo pensiero il problema delle variazioni accidentali: la sua spiegazione dell'emergere dell'umano, nettamente antifinalista, fa appello a eventi contingenti avvenuti in epoche remote. La stessa cultura umana è un fenomeno la cui insorgenza è casuale e il cui perpetuarsi obbedisce unicamente alla legge del miglior adattamento alle circostanze.

L'animale come essere sacrificabile: riflessioni antispeciste a partire da René Girard / G. Mormino - In: Nell'albergo di Adamo : gli animali, la questione animale e la filosofia / [a cura di] M. Filippi, F. Trasatti. - Milano : MIMESIS, 2010. - ISBN 9788857501253. - pp. 129-147

L'animale come essere sacrificabile: riflessioni antispeciste a partire da René Girard

G. Mormino
Primo
2010

Abstract

Nonostante l'autoproclamata estraneità di René Girard alla filosofia strettamente intesa, si può senz'altro affermare che la sua teoria mimetica e le riflessioni sulla cultura da lui elaborate a partire da La violenza e il sacro siano ricche di potenzialità per chi intenda porsi il problema dell'origine e della definizione dell'umano e quello della collocazione ontologica degli animali rispetto ad esso; il pensatore franco-americano, che pure non appartiene in alcun modo al pensiero antispecista, affronta infatti la tematica del rapporto uomo-animale da un punto di vista del tutto differente rispetto a quello della scuola analitica, introducendo la dimensione storica come elemento essenziale per comprendere lo stato presente e cercando di intenderlo «in modo veramente radicale, a partire dall'animalità stessa e senza mai tener conto delle false specificità della natura umana». La differenziazione che ha dato origine all'umano è cercata da Girard su un piano del tutto diverso da quello postulato da altre teorie filosofiche (ragione, linguaggio ecc.), essendo legata al problema delle modalità di controllo della violenza; tale differenziazione nasce da meccanismi comportamentali comuni a tutti gli animali e spiega, anziché presupporre, le peculiarità dell'Homo sapiens sapiens. In coerenza con il taglio darwiniano adottato, grande rilevanza assume nel suo pensiero il problema delle variazioni accidentali: la sua spiegazione dell'emergere dell'umano, nettamente antifinalista, fa appello a eventi contingenti avvenuti in epoche remote. La stessa cultura umana è un fenomeno la cui insorgenza è casuale e il cui perpetuarsi obbedisce unicamente alla legge del miglior adattamento alle circostanze.
Settore M-FIL/03 - Filosofia Morale
2010
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