Dalla scoperta fortuita dei resti di un teschio nella chiesa sconsacrata di S.Andrea a Melzo (MI) viene ripercorso l’iter delle minuziose indagini scientifiche e storiche, profondamente intrecciate, che hanno condotto ad avanzare un’ipotesi di identificazione. Dalle analisi paleoantropologiche preliminari alla ricostruzione puntuale dell’anamnesi clinico-patologica, condotta in prevalenza su fonti documentarie d’archivio per lo più inedite, per giungere a una tavola di raffronto dei principali connotati/contrassegni del reperto con le vicende biografiche e le caratteristiche morfologiche di uno specifico individuo. Constatato che i dati comparativi mostravano una forte concordanza tra i caratteri del duca Galeazzo Maria Sforza e quelli desunti dal cranio, si è quindi proceduto alla ricostruzione facciale del volto poi messa a confronto con diversi esempi - per artisti (Pollaiolo, Benozzo Gozzoli, Pisanello, Marescotti), tipologia di opere, modalità realizzative (pittura su tavola, affresco, miniatura, incisione su monete) – di ritrattistica a lui sicuramente riferibile. E’ stato possibile così osservare notevoli somiglianze tra Galeazzo e il volto ricostruito, in particolare nella forma del naso (arcuato in basso), della bocca (che mostra un lieve prognatismo), del mento (un poco sfuggente), nonché nelle proporzioni del volto. Si tratta di assonanze che non vanno intese come prova di identità. Non è possibile pretendere dalle indagini effettuate in campo archeologico la medesima accuratezza e il medesimo potenziale delle stesse indagini applicate in casi moderni. Gli elementi documentari, iconografici e tecnico-scientifici a disposizione non permettono di ottenere prove inconfutabili. Consci dei limiti del potenziale della ricerca, è comunque possibile affermare che esistono fortissime concordanze di connotati, di contrassegni e di fisiognomia tali da rendere molto probabile l’ipotesi che il cranio studiato sia effettivamente quello del duca Galeazzo Maria. Il dovere dell’onestà scientifica, anche in un campo in cui la prova difficilmente potrebbe essere contestata, impone di non spingersi oltre.

Anatomia di una congiura : sulle tracce dell'assassinio del duca Galeazzo Maria Sforza / F.I.M. Vaglienti, C. Cattaneo, D.G.A. Porta. - In: RENDICONTI - ISTITUTO LOMBARDO DI SCIENZE E LETTERE. ACCADEMIA DI SCIENZE E LETTERE. CLASSE DI LETTERE E SCIENZE MORALI E STORICHE. - ISSN 1124-1667. - 136:2(2004), pp. 237-273.

Anatomia di una congiura : sulle tracce dell'assassinio del duca Galeazzo Maria Sforza

F.I.M. Vaglienti
Primo
;
C. Cattaneo
Secondo
;
D.G.A. Porta
Ultimo
2004

Abstract

Dalla scoperta fortuita dei resti di un teschio nella chiesa sconsacrata di S.Andrea a Melzo (MI) viene ripercorso l’iter delle minuziose indagini scientifiche e storiche, profondamente intrecciate, che hanno condotto ad avanzare un’ipotesi di identificazione. Dalle analisi paleoantropologiche preliminari alla ricostruzione puntuale dell’anamnesi clinico-patologica, condotta in prevalenza su fonti documentarie d’archivio per lo più inedite, per giungere a una tavola di raffronto dei principali connotati/contrassegni del reperto con le vicende biografiche e le caratteristiche morfologiche di uno specifico individuo. Constatato che i dati comparativi mostravano una forte concordanza tra i caratteri del duca Galeazzo Maria Sforza e quelli desunti dal cranio, si è quindi proceduto alla ricostruzione facciale del volto poi messa a confronto con diversi esempi - per artisti (Pollaiolo, Benozzo Gozzoli, Pisanello, Marescotti), tipologia di opere, modalità realizzative (pittura su tavola, affresco, miniatura, incisione su monete) – di ritrattistica a lui sicuramente riferibile. E’ stato possibile così osservare notevoli somiglianze tra Galeazzo e il volto ricostruito, in particolare nella forma del naso (arcuato in basso), della bocca (che mostra un lieve prognatismo), del mento (un poco sfuggente), nonché nelle proporzioni del volto. Si tratta di assonanze che non vanno intese come prova di identità. Non è possibile pretendere dalle indagini effettuate in campo archeologico la medesima accuratezza e il medesimo potenziale delle stesse indagini applicate in casi moderni. Gli elementi documentari, iconografici e tecnico-scientifici a disposizione non permettono di ottenere prove inconfutabili. Consci dei limiti del potenziale della ricerca, è comunque possibile affermare che esistono fortissime concordanze di connotati, di contrassegni e di fisiognomia tali da rendere molto probabile l’ipotesi che il cranio studiato sia effettivamente quello del duca Galeazzo Maria. Il dovere dell’onestà scientifica, anche in un campo in cui la prova difficilmente potrebbe essere contestata, impone di non spingersi oltre.
Galeazzo Maria Sforza ; Congiura ; 1476 ; Santo Stefano ; Melzo ; S. Andrea ; Indagini antropologico-forensi
Settore M-STO/01 - Storia Medievale
2004
Article (author)
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